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Come scoprire se si è intolleranti al lattosio

Quando capita di soffrire di disturbi ricorrenti che non hanno una causa da ricondurre a una malattia specifica, si pensa subito a un’intolleranza alimentare.

Spesso può accadere che si soffra di mal di testa, mal di pancia, nausea, insonnia, stanchezza o che ci siano episodi di vomito o diarrea apparentemente ingiustificati. Quando questi sintomi cominciano ad avere un impatto negativo sulla vita di un individuo, è bene ricorrere ad accertamenti ed esami medici che possano rivelare se esiste un’intolleranza e, in questo caso, qual è l’alimento che la scatena.

L’intolleranza al lattosio è una delle intolleranze alimentari più comuni e in maggiore crescita nella popolazione mondiale, e si caratterizza per la presenza di disturbi gastrointestinali dovuti al malassorbimento del lattosio presente in latte e derivati.

Vediamo insieme nel dettaglio quali sono i sintomi più frequenti nei soggetti intolleranti al lattosio, come viene solitamente diagnosticato il disturbo in base alla sintomatologia, e alcuni consigli su quali cibi evitare e a cui fare attenzione per non rischiare di incorrere in fastidiosi problemi intestinali.

 

I SINTOMI DELL’INTOLLERANZA AL LATTOSIO

Negli ultimi anni le intolleranze alimentari hanno raggiunto un’incidenza importante sulla popolazione. Secondo alcuni studi ne soffre circa il 13% dei bambini e il 10% degli adulti. Un ulteriore studio ha rivelato che circa il 40% delle persone è predisposta a essere intollerante al lattosio, senza però avere delle forti evidenze o patologie in merito.

È infatti appurato che ci sono sintomi legati all’intolleranza al lattosio che presentano problemi diversi da quelli intestinali per cui non si hanno delle norme specifiche. È per questo motivo che il 65% delle persone predisposte all’intolleranza al lattosio neppure sa di essere affetto da questo problema.

Le intolleranze sono il sintomo di una reazione che viene provocata dall’organismo a seguito dell’assunzione di cibi comuni che, se assunti costantemente per un lungo periodo e in eccessive quantità, fanno sì che si accumulino sostanze che l’organismo rifiuta, manifestando disturbi ben precisi.

La reazione che l’intestino ha in caso di un’intolleranza non è immediata. È, al contrario, molto lenta e progressiva e può anche non essere associata alla quantità del consumo degli alimenti che la provocano.

I sintomi delle intolleranze alimentari sono diversi. Nel caso di un’intolleranza al lattosio, un disaccaride formato da due zuccheri semplici, il glucosio e il galattosio, i sintomi si manifestano attraverso dolore addominale, stitichezza, diarrea, meteorismo, colite, gonfiore addominale, perdita eccessiva di peso, dolore del basso ventre e malassorbimento dei cibi. Sono comunque sintomi che in realtà possono anche indicare altri problemi come la sindrome del colon irritabile.

L’intolleranza al lattosio si manifesta quando l’intestino non sembra più in grado di assorbire questo zucchero complesso presente nel latte e nei latticini. L’allergia alle proteine del latte è molto frequente nei bambini e si manifesta con l’assunzione di questo alimento, sia esso latte vaccino, di capra, di mucca o di pecora, e dei suoi derivati come i latticini e formaggi stagionati, i gelati, la panna, alcuni dolci o biscotti, creme o salse, e insaccati che ne contengono una certa quantità.

Oltre al lattosio, nel caso delle intolleranze, sotto accusa c’è anche la caseina, la proteina del latte. Per la digestione degli zuccheri del latte, è necessario l’enzima lattasi, che si trova sulla superfice delle cellule che rivestono l’intestino tenue ma, negli intolleranti, compare in quantità minima.

I motivi dell’intolleranza al lattosio possono essere relativi alla genetica, ma l’intolleranza può subentrare anche a seguito di una improvvisa eliminazione del latte nella dieta giornaliera. Diminuire l’assunzione di latte potrebbe comportare un abbassamento nella produzione di lattasi, con la possibilità di comparsa dell’intolleranza.

L’intolleranza al lattosio può manifestarsi in forme di diversa intensità derivanti da cause diverse. È possibile che vi sia una carenza congenita di lattasi di origine genetica che è molto rara e si manifesta subito dopo la nascita.

Può capitare, al contrario, di soffrire di una carenza di lattasi che subentra subito dopo lo svezzamento: fino ai 2 anni di età circa, infatti, il bambino produce l’enzima lattasi, che consente di poter assimilare il latte materno. Con lo svezzamento, tuttavia, c’è un calo fisiologico dell’attività enzimatica, che può anche portare a una cessazione della produzione di lattasi in età adulta.

I sintomi di un’intolleranza possono avere impatto sul sistema gastrointestinale, nel caso del lattosio, ma anche sul sistema respiratorio o a livello dermatologico nel caso di altre patologie come la celiachia, che include nei cibi a rischio il pane e i prodotti da forno, i cereali, i dolci, la birra e la pizza e che comporta anche eruzioni cutanee, difficoltà a digerire, gonfiore addominale e ritenzione.

LA DIAGNOSI

Se dunque il vostro organismo vi lancia continui segnali di malessere e dal medico sono state escluse malattie o allergie, è bene indagare immediatamente sulle vostre abitudini alimentari e procedere a effettuare esami specifici che vi possano rivelare la causa del problema che disturba la vostra salute e compromette la tranquillità del vostro stile di vita.

Molto spesso, ad esempio, la causa di determinate intolleranze può essere il fattore psicologico, infatti non vanno escluse sedute da esperti che possano evidenziare particolari momenti stressanti nelle vostre vite. A volte si lega l’assunzione di un determinato tipo di alimento a una persona cara che è venuta a mancare e pertanto non si riesce più ad assumerla.

Molto spesso queste cause non si scoprono immediatamente, ma dopo opportune analisi. Se avete avuto da poco una perdita, avete interrotto una relazione da anni o semplicemente avete avuto una delusione lavorativa veramente forte, fatelo presente al vostro medico curante sin da subito. Tutti i fattori che porterete sul tavolo medico saranno analizzati e presi in esame dal vostro dottore ai fini di trovare la diagnosi idonea al singolo caso e la terapia e la cura più adatte.

L’anamnesi svolta dal medico durante la visita alla quale vi sottoporrete nel caso di sintomi debilitanti, è essenziale per arrivare a una diagnosi quanto più precisa e puntuale possibile. Oltre ai sintomi, è importante indicare anche un loro aggravamento riscontrato dopo i pasti o dopo aver consumato uno degli alimenti a cui, il più delle volte, viene imputata la causa di intolleranza.

Queste indicazioni sono utili necessarie per il primo passo: una dieta a esclusione, che prevede un regime dietetico in cui il cibo sospetto viene eliminato. Se, a seguito di questa dieta, che può variare nel tempo a seconda della diagnosi, notate la scomparsa o anche solo la minima riduzione dei disturbi, si può procedere con un test più specifico per accertare la diagnosi.

Nel caso delle intolleranze, l’alimento viene digerito solo parzialmente e questo provoca la sua fermentazione e come conseguenza l’alterazione della flora intestinale. In realtà, è necessario dire che qualsiasi alimento, se assunto in maniera assidua o troppo frequente, può risultare intollerato, soprattutto dopo un periodo di particolare stress.

È il sistema immunitario che, una volta ricevuti determinati alimenti in quantità eccessiva, li individua come dannosi, compromettendone la digestione. I sintomi, in realtà, come già anticipato, possono manifestarsi anche a distanza di ore dall’assunzione del cibo.

I test a cui potete ricorrere dopo l’anamnesi e una prima diagnosi, sono esami semplici come il Dria Test e il Vega Test. Questi e altri test servono a individuare tutti i tipi di intolleranze alimentari che provocano continui disturbi all’organismo e che non sono curabili con farmaci.

Il più comune ed efficace per diagnosticare con certezza un’intolleranza al lattosio è il Breath Test, un esame che il medico prescrive se i sintomi presentati dal paziente riconducono a una possibile intolleranza provocata dal malassorbimento degli zuccheri assorbibili come il lattosio, il glucosio, il fruttosio e quelli non assorbibili come il lattulosio.

Questo test si esegue attraverso il respiro: al paziente vengono somministrati circa 2 g di lattosio o di un altro tipo di zucchero e si procede a esaminare i gas espirati dopo l’assunzione. Se nell’aria espirata si raggiunge un tasso di idrogeno elevato, si può con certezza diagnosticare un’intolleranza al lattosio.

Ecco come funziona: quando il lattosio non assorbito raggiunge il colon, la flora microbica locale lo fermenta e produce gas, provocando i sintomi dell’intolleranza. Compaiono, dunque, meteorismo, flatulenza, nausea e crampi addominali. Una parte di questi gas viene riassorbita dalla mucosa del colon che la trasporta dal sangue venoso agli alveoli polmonari che ne permettono l’eliminazione attraverso la respirazione. In questo modo, la quantità di idrogeno nell’aria espirata permette di rilevare l’intolleranza al lattosio. Le intolleranze al lattosio possono essere classificate come lievi, gravi e moderate.

E’ bene ricordare che vi sono fattori che potrebbero influenzare la buona riuscita del test, pertanto tra i consigli, vi suggeriamo di prestare particolare attenzione a quanto stiamo per spiegarvi se state pensando di procedere con un Breath Test o se vi è già stato prescritto dal vostro medico.

La preparazione al test è molto semplice. Nelle 24 ore precedenti all’esame, evitate di assumere alimenti che contengano lattosio come latte, latticini, prodotti da forno, pizze, biscotti, gelati, creme, salse o insaccati. Se state facendo uso di fermenti lattici per ripristinare la flora batterica o di farmici lassativi o antidiarroici, sospendetene l’assunzione almeno una settimana prima di effettuare il test. Se vi state sottoponendo a una cura antibiotica, prenotate il test solo dopo 15 giorni dopo la fine della cura.

Cercate di restare a digiuno dalla sera precedente al test o per almeno 12 ore prima. Se siete affetti da patologie intestinali, se si sono verificati episodi diarroici o siete stati sottoposti ad esami diagnostici come la colonscopia o il clisma opaco, rimandate il test o parlatene con il vostro medico curante.

Diversamente, se decidete di effettuare il Dria Test, tutti questi accorgimenti non sono necessari. E’ un esame che rivela le intolleranze alimentari in base al calo della forza muscolare. Si procede con un’analisi che misura un riflesso generato dal contatto dell’organismo con la sostanza che provoca la diminuzione della forza muscolare.

Il paziente si siede su un sedile e sulla sua caviglia viene legata una cinghia: la trazione che il paziente esercita sulla cinghia viene misurata da un dinamometro. Durante il test il paziente assume, per via sub-linguale o a contatto con la mucosa nasale, una certa percentuale dell’alimento sospetto che, se è causa dell’intolleranza, provoca un calo della forza muscolare.

L’ALTERNATIVA AL LATTOSIO

L’intolleranza al lattosio potrebbe indurre alcuni soggetti intolleranti a eliminare il latte e i suoi derivati dalla propria tavola. Ma cosa accadrebbe però all’organismo? Un’immediata carenza di calcio e delle vitamine B e D nell’alimentazione, basilari per lo sviluppo delle ossa, della colonna vertebrale e di altri organi, potrebbe provocare ulteriori danni. E’ a questo punto che subentra una dieta senza lattosio che comprende alimenti quali yogurt, formaggio stagionato e latte delattosato.

Dopo aver accertato un’intolleranza al lattosio, è bene adottare accortezze che potranno aiutarvi con l’alimentazione. Un primo passo verso la certezza di non assumere alimenti che contengono lattosio è prestare attenzione alle etichette dei prodotti. Il lattosio, infatti, può essere presente in moltissimi alimenti quasi insospettabili. Conviene controllare sempre la lista degli ingredienti, presente obbligatoriamente su tutti i prodotti, anche quelli provenienti dall’estero.

In linea generale, se le diciture “free from“, ovvero “privo di”, che indicano l’assenza di determinate sostanze (ad esempio residui di pesticidi) o di ingredienti (come l’olio di palma), sono indicazioni generalmente prive di disciplina specifica e rispondono più che altro a criteri generali di lealtà e trasparenza dell’informazione al consumatore, le indicazioni relative a glutine e lattosio seguono invece apposite regole, in quanto si tratta di informazioni di rilievo sanitario perché relative a ingredienti potenzialmente allergeni.

Il Ministero della Salute ha chiarito che l’indicazione in etichetta “senza lattosio” può essere impiegata per latti e prodotti lattiero-caseari con un residuo di lattosio inferiore a 0,1 g per 100 g o ml, mentre solo per i latti e i latti fermentati può essere impiegata l’indicazione “a ridotto contenuto di lattosio” se la percentuale del disaccaride è inferiore a 0,5 g per 100 g o 100 ml. Inoltre, in entrambi i casi va riportata in etichetta anche una indicazione che indichi che il prodotto contiene glucosio e galattosio in conseguenza della scissione del lattosio.

Per i formaggi a lunga stagionatura che hanno un ridotto contenuto di lattosio va riportato in etichetta “naturalmente privo di lattosio” (o espressione equivalente) quando il tenore residuo di lattosio è inferiore a 0,1 g/100 g, oppure “naturalmente a ridotto contenuto di lattosio” (o espressione equivalente) quando il tenore residuo di lattosio è inferiore a 0,5 g/100 g.

Tra i prodotti caseari, i due formaggi che potrete consumare senza alcun timore sono il grana e il parmigiano, che sono stagionati a lungo e che quindi presentano un contenuto di lattosio pari quasi a zero. Per di più, il consumo di questi due alimenti riesce a bilanciare perfettamente l’assunzione di calcio: basti pensare che 100 g di parmigiano contengono 1155 mg di questo minerale così prezioso per l’organismo.

Oggigiorno è molto facile sostituire gli alimenti che causano un’intolleranza alimentare. Infatti, i prodotti senza lattosio in commercio sono ormai numerosi e le ricette che si possono preparare senza rinunciare al gusto vanno dagli antipasti ai dolci. E’ quindi possibile sorseggiare una buona tazza di latte, come il latte senza lattosio Zymil, o mangiare una mozzarella senza paura di reazioni e disturbi fastidiosi dell’organismo.

Vi basterà semplicemente controllare l’etichetta dei prodotti. I prodotti Zymil possono essere un valido aiuto per tutti coloro che preferiscono alimenti senza lattosio, senza però escludere dalla propria tavola pietanze che apprezzano. Esiste, per tanto, una vasta gamma di soluzioni che vanno dallo yogurt a prodotti come la panna da cucina che potranno essere introdotti nella propria alimentazione senza essere deleteri per la propria salute.

DIFFERENZA TRA INTOLLERANZE E ALLERGIE

In questo articolo abbiamo citato anche le allergie, ma è bene soffermarsi sulle differenze per evitare di fare confusione.

Le allergie a determinati alimenti o a sostanze particolari si manifestano, in genere, in modo molto evidente dopo alcuni minuti che il soggetto ne sia venuto a contatto o lo abbia ingerito, e possono anche scatenare sintomi molto gravi come, nel peggiore dei casi, uno shock anafilattico.

Le allergie si manifestano attraverso una risposta del sangue a una sostanza estranea che viene a contatto con l’organismo. Scatenano dunque una reazione improvvisa e acuta dell’organismo a certe sostanze che vengono definite allergeni e possono essere presenti ovunque: nei pollini, nei profumi, nelle polveri e, ovviamente, anche in alcuni cibi come il latte, le uova, i crostacei e i molluschi, i frutti di bosco, i pomodori, le banane e i kiwi. L’allergia insorge quando gli anticorpi presenti nel sangue entrano in contatto con gli allergeni. Le allergie vengono individuate dal medico attraverso esami del sangue e test cutanei.

Le intolleranze, invece, si manifestano con una reazione dell’intestino e non del sangue. L’intestino reagisce lentamente al contatto con l’alimento incriminato quando non tollera l’ingestione eccessiva di grano, latticini o uova, per esempio. A differenza delle allergie che si scatenano con sintomi immediati, le intolleranze non si manifestano immediatamente dopo l’ingestione dei cibi, ma possono rivelarsi anche nel lungo termine attraverso sintomi che riguardano l’apparato gastrointestinale, respiratorio, ma anche attraverso eruzioni cutanee e la diagnosi come già spiegato si effettua con esami specifici.

È consigliato e necessario ricevere sempre diagnosi mediche specializzate. Queste malattie, definite del “nuovo millennio” proprio perché scoperte negli ultimi anni, non possono essere autodiagnosticate per una semplice indigestione o per un’ipotetica sensazione di pesantezza sullo stomaco.

È quindi vivamente sconsigliato eliminare dalla propria alimentazione determinati alimenti come prevenzione per il solo sospetto di essere intolleranti. Ogni alimento che la natura propone ha un suo scopo all’interno della nostra alimentazione, come è ben espresso e indicato all’interno della piramide alimentare, pertanto bisogna cercare di assumere tutti gli alimenti secondo norme ed esigenze specifiche.

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