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Dieta Sana
Dieta e latte

È vero che il latte senza lattosio fa ingrassare?

Con il diffondersi delle intolleranze alimentari, e in particolar modo di quella al lattosio, sono anche aumentati i falsi miti sui nuovi prodotti pensati e messi in commercio per consentire ai soggetti intolleranti di gustare il latte e molti dei suoi derivati senza lattosio.

Tra le molte notizie errate entrate in circolazione c’è anche quella che il latte senza lattosio, in quanto particolarmente dolce, faccia ingrassare, ma in realtà non è vero, anzi può aiutare le persone intolleranti ad alleviare fino ad annullare i fastidi dovuti alla mancata assimilazione del lattosio.

Continuate a leggere per scoprire quali sono, al contrario, i reali benefici del latte delattosato.

IL LATTE VACCINO FA MALE?

In Italia il consumo di latte vaccino non è molto alto e si attesta in media intorno a una porzione al giorno, contro le due (per i bambini piccoli) e le tre porzioni (per i ragazzi e per gli adulti) suggerite dalle linee guida sulla nutrizione, con una progressiva decrescita nel corso degli ultimi anni. Questo andamento dei consumi ha, con tutta probabilità, cause differenti, prima tra tutte la scarsa o distorta conoscenza dell’alimento, sia per quanto riguarda le tecniche produttive e distributive, sia per quanto riguarda i reali valori nutrizionali. Inoltre, si sono diffuse tra la gente delle informazioni spesso imprecise o, talvolta, totalmente errate sui possibili effetti negativi del consumo di latte vaccino e derivati sulla salute umana. Questo è avvenuto in tempi recenti anche a causa delle nuove tecnologie che consentono di attingere con estrema facilità a notizie di ogni tipo fra cui, purtroppo, anche le cosiddette fake news. Sono molte le voci che circolano in relazione al latte vaccino: in primis il fatto che l’essere umano è l’unico animale a bere e nutrirsi del latte in seguito allo svezzamento. Gli altri animali, infatti, si cibano di latte solo nei primi giorni di vita, per poi abbandonarlo totalmente. Tra le notizie false che circolano sul latte c’è l’effetto cancerogeno della caseina che, oltre a dare una assuefazione da latte (al livello di una pianta oppiacea), consiste nella possibile causa del cancro alla prostata. Utilizzando un rigoroso approccio basato sull’evidenza dei dati e con il preciso scopo di valutare complessivamente il ruolo del latte vaccino nell’alimentazione dell’uomo, in base anche alle diverse età della vita e delle differenti condizioni fisiologiche, la Nutrition Foundation of Italy ha organizzato a Milano, nel 2016, un simposio sul ruolo del latte nell’alimentazione umana e i suoi effetti sulla salute, riservato agli esperti in studi sulla nutrizione e che ha visto partecipare rappresentanti delle Istituzioni Pubbliche e delle più importanti Società Scientifiche nazionali interessate all’argomento. Oltre alle possibili relazioni tra il consumo alimentare di latte e latticini sono stati presi in considerazione specifici aspetti legati alla salute, tra cui alcune malattie diffuse.

Durante questo simposio è emerso un quadro fondamentalmente rassicurante sul ruolo e sulle proprietà del latte vaccino nell’alimentazione umana, volto a chiarire come questo alimento, se consumato secondo le indicazioni delle linee guida nutrizionali e in un regime alimentare sano ed equilibrato, può garantire l’assunzione di alcuni importanti macro e micronutrienti preziosi in tutte le età della vita umana e in particolar modo in alcune condizioni fisiologiche specifiche, come la gravidanza, l’allattamento, la menopausa o i periodi di allenamento sportivo. Il consumo regolare di latte, associato soprattutto alla prima colazione, ma non solo, avrebbe dunque effetti metabolici positivi capaci di favorire il benessere generale dell’organismo. Soprattutto nelle prime fasi della vita del bambino, ma anche in seguito, il rapporto tra consumo di latte e derivati e massa ossea dimostra l’importanza di questo alimento per la salute delle ossa e dei denti e per prevenire problemi di osteoporosi e patologie simili, ma anche il suo ruolo neutro o addirittura favorevole nei confronti di malattie come il diabete e problemi cardiovascolari, con in più un possibile effetto protettivo sul rischio di ictus. Non esisterebbero, inoltre, prove scientifiche in grado di dimostrare una ripercussione del consumo di latte sull’incidenza dei tumori, con al contrario risultati di piccola ampiezza ma favorevoli sulla prevenzione del tumore al colon-retto grazie proprio dalla presenza di latte e latticini nella dieta quotidiana. La conclusione della ricerca scaturita dal simposio, quindi, ha sottolineato come non esistano attualmente reali motivi, al di fuori delle condizioni di allergia al latte e delle intolleranze sintomatiche al lattosio (queste ultime facilmente gestibili in modo adeguato, tra l’altro, scegliendo il latte delattosato), per limitare o addirittura bandire il consumo alimentare quotidiano di latte vaccino.

Bisogna dunque prestare molta attenzione alle avvertenze e agli allarmismi circa l’assunzione di un determinato alimento che circolando diventano falsi luoghi comuni.

IL LATTE VACCINO FA INGRASSARE?

Il latte vaccino, importantissimo per la crescita e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti, è anche il più consumato tra gli alimenti lattiero-caseari in età pediatrica perché preziosa fonte di calcio, aminoacidi, acido linoleico, proteine e anche vitamina D, tutti componenti per i quali è stato ipotizzato un ruolo nella riduzione del rischio di obesità. Diversi studi suggeriscono, infatti, che in particolar modo il calcio abbia la capacità di regolare il peso corporeo e la massa grassa dell’individuo, interferendo con l’assorbimento dei grassi alimentari, mentre le proteine del latte contribuirebbero a regolare il peso incrementando il senso di sazietà, preservando o incrementando la massa magra e stimolando la termogenesi, un particolare processo metabolico che consiste nel trasformare in calore, per mantenere la temperatura corporea costante, gran parte dell’energia assunta attraverso l’alimentazione, cosa che coinvolge soprattutto il tessuto adiposo e muscolare. Secondo queste ricerche, dunque, un consumo regolare di latte vaccino e latticini rivestirebbe anche un ruolo modesto ma utile nelle diete delle persone che soffrono di obesità grazie alla capacità del latte di favorire il fenomeno della lipolisi, processo che permette di eliminare i grassi nelle cellule consentendo così a chi ha problemi di peso di dimagrire lentamente ma in modo naturale. Questo anche perché il latte è naturalmente ricco di calcio, uno dei minerali più importanti per l’organismo e valido aiuto per l’eliminazione intestinale di una parte dei grassi consumati. Il calcio è uno dei minerali fondamentali per il fabbisogno dell’essere umano ed è il motivo per cui il latte è un alimento fondamentale per la crescita. Il calcio è utile per le ossa, per i denti e per il coagulo del sangue, tutti elementi indispensabili per bambini e adolescenti, ma importanti anche per gli adulti e la prevenzione di malattie come l’osteoporosi. Non è vero, allora, come molti pensano, che esiste una precisa relazione tra il consumo di latte vaccino e il rischio di sviluppare sovrappeso, obesità o diabete tipo 2?

Il latte, contrariamente a quanto spesso si pensi, contiene solo il 3,5% di grassi, anche detti lipidi, il che vuol dire che un adulto, che secondo le tabelle nutrizionali suggerite dalle linee guide potrebbe consumare fino a 17 g di grassi nell’arco di una giornata, arriverebbe ad assumerne soltanto dai 4 ai 7 g anche qualora consumasse, seguendo i consigli dei nutrizionisti, latte vaccino e yogurt tre volte al giorno. Essendo di origine animale, il latte vaccino contiene per natura quei grassi saturi definiti “cattivi” perché favoriscono il colesterolo, ma in realtà anche questi grassi, secondo la Società Italiana della Scienza dell’Alimentazione, sono utili all’organismo e devono essere assunti con regolarità, senza superare il 10% del totale delle sostanze ingerite e assimilate ogni giorno. Il ruolo protettivo del consumo di latte nei confronti dell’obesità, tuttavia, non è supportato in modo chiaro dalle ricerche scientifiche e, di contro, gli studi prospettici svolti allo scopo di valutare l’associazione tra il consumo di latte vaccino e derivati e i diversi indici di adiposità hanno fornito risultati non conclusivi, a causa della notevole variabilità degli studi stessi, sia per quanto riguarda i parametri valutati, sia per la quantità delle porzioni di latte considerate e sia, infine, per i differenti risultati ottenuti.

Ciò che appare evidente è che il latte vaccino, e ogni prodotto o formaggio da esso derivato, non sembra possedere un chiaro effetto di protezione nei confronti del rischio di sovrappeso o obesità, sia tra i bambini che tra gli adulti, e anche gli studi che tendono a dimostrare il contrario presentano risultati così modesti da diventare poco rilevanti. Al tempo stesso, però, le ricerche tendono ad escludere un effetto negativo del consumo di latte sul peso corporeo, così come sull’incidenza di diabete di tipo 2, malattia nei confronti della quale il consumo di latte e soprattutto di yogurt, ricotta e prodotti fermentati avrebbe addirittura effetti protettivi e di prevenzione grazie alle proteine del siero di latte che inciderebbero favorevolmente sulla riduzione dei livelli di glucosio nelle persone affette da questa malattia. Si rivela sbagliata anche l’idea, piuttosto diffusa sia tra le persone che nel mondo medico, che il consumo di latte vaccino, specialmente quello intero, si associ a un aumento del rischio cardiovascolare e soprattutto di infarto: la causa principale di questa percezione risiede molto probabilmente nel fatto che il latte contiene una quantità significativa di acidi grassi saturi (circa il 70% del totale) ed è noto come questi acidi grassi tendano ad aumentare i livelli del colesterolo legato all’LDL, un fattore di rischio riconosciuto delle patologie coronariche e d’infarto. In realtà, però, le analisi più recenti sembrano escludere con forza un effetto del consumo di latte vaccino sul rischio cardiovascolare, con un’incidenza di eventi cerebrovascolari come l’ictus addirittura ridotto, in molti casi, grazie forse ad un blando ma significativo effetto favorevole di alcuni componenti del latte sulla pressione arteriosa. Queste proprietà sono nuovamente legate al calcio, che, oltre a favorire la crescita ossea, è un valido aiuto nel coagulo del sangue e nel garantire, quindi, una corretta circolazione dello stesso.

In linea generale, dunque, il consumo di latte, che è composto all’87% da acqua, non ha effetti negativi sull’organismo e sul rischio di ingrassare, ma anzi può svolgere un ruolo importante fornendo al corpo l’energia di cui ha bisogno, soprattutto quando questo si trova in situazioni di stress e affaticamento. Naturalmente questo vale solo se si considerano le dosi consigliate dalle linee guide nutrizionali e se si predilige un latte magro, scremato o parzialmente scremato, che apporta molte meno calorie rispetto a quello intero. Quest’ultimo, infatti, è indicato soprattutto per i bambini e i ragazzi in crescita che non hanno problemi di peso, oppure per chi fa molto sport, dato che la sua miscela di acqua, carboidrati, proteine ed elettroliti lo rendono un cibo ricco, perfetto per dare energia e sostituire i sali minerali persi attraverso il sudore durante l’attività fisica. Ma non solo, perché il consumo regolare di latte vaccino dopo un allenamento sportivo favorirebbe addirittura l’aumento della massa magra a discapito della massa grassa: non è un caso, evidentemente, se i carboidrati presenti nel latte vaccino sono gli stessi con cui vengono formulati gli energy drink. Con un bicchiere di latte o un vasetto di yogurt, al termine dell’allenamento, si possono integrare vitamine e proteine, oltre a liquidi importanti dopo lo sforzo dell’esercizio fisico. Il 75% del latte è costituito, infatti, da acqua e pertanto è un alimento basilare per il reintegro di liquidi persi durante l’allenamento.

LATTE SENZA LATTOSIO: PERCHÉ SCEGLIERLO?

Uno dei motivi principali che spingono i consumatori di latte a sceglierne uno delattosato è la scoperta, attraverso un test clinico, di soffrire di intolleranza al lattosio, un disturbo molto comune causato dalla carenza di funzionalità dell’enzima lattasi, elemento necessario per idrolizzare e scindere il disaccaride lattosio, scomponendolo cioè negli zuccheri semplici glucosio e galattosio che lo compongono, e quindi anche per digerire questo zucchero complesso. Tale deficit enzimatico interessa circa il 70% della popolazione mondiale adulta e inizia a manifestarsi generalmente in età adolescenziale o adulta, portando a una ridotta digestione del lattosio e a conseguenti e fastidiosi sintomi gastrointestinale come la diarrea, il gonfiore addominale, il mal di pancia, i crampi allo stomaco, la nausea, il vomito, la flatulenza, le eruttazioni e altre spiacevoli manifestazioni. In caso di malassorbimento, infatti, il lattosio arriva nella parte inferiore dell’intestino, dove viene attaccato dal microbiota locale con una successiva formazione di acqua e gas che comporta la comparsa della suddetta sintomatologia. Quest’ultima, tuttavia, è determinata da molte variabili che cambiano di volta in volta e da persona a persona, tra cui la quantità di lattosio ingerita, l’attività residua dell’enzima lattasi, la velocità di svuotamento gastrico, la co-ingestione di altro cibo insieme al lattosio, la capacità del microbiota intestinale di fermentare questo zucchero complesso e la sensibilità di ciascun individuo ai prodotti di fermentazione del lattosio. In ogni caso, se si parla di intolleranza e non di allergie alimentari, l’uso di latte e latticini delattosati o a basso tenore di lattosio consente l’assunzione di questi prodotti senza il rischio di incorrere nei disturbi gastrointestinali causati dalla carenza di lattasi. Per non far mancare all’organismo ogni prezioso valore nutrizionale del latte, dunque, evitate di eliminare il latte vaccino e i suoi derivati dalla vostra alimentazione, ma scegliete piuttosto cibi delattosati o latticini che contengano pochissimo lattosio, come i formaggi stagionati e lo yogurt. Chi, dopo un’accurata diagnosi medica, risulti intollerante al lattosio, dunque, non ha motivo di rinunciare al latte e ai suoi nutrienti ripiegando sulle bevande vegetali come il latte di soia, ma potrà continuare a bere il latte vaccino e a consumare i latticini da esso derivati, come sarà il medico stesso a suggerire, purché scelga prodotti delattosati.

La diagnosi medica sarà confermata grazie ad un apposito test. Si tratta del Breath Test, o altrimenti chiamato Test del respiro, attraverso il quale verranno somministrati al paziente 2 g di lattosio. Il paziente dovrà essere a digiuno da prodotti contenenti lattosio da almeno 24 ore e il test consiste nel bere lattosio e successivamente soffiare all’interno di una sacca. Il respiro sarà inserito in un campione e analizzato. Se nel campione vi è presenza di idrogeno, significa che il lattosio non è stato digerito nel nostro organismo e pertanto si sono formate tracce di gas. Un altro eventuale test, meno invasivo è quello genetico. In questo test verrà prelevato un campione di saliva che verrà sottoposto ad analisi.

La produzione del latte delattosato (o per meglio dire a ridotto tenore di lattosio), che può essere sia pastorizzato che UHT, avviene per aggiunta al latte dell’enzima lattasi, purificato da lieviti o da eventuali funghi, prima del trattamento termico. L’idrolisi del lattosio porta alla liberazione del glucosio e del galattosio attraverso progressi tecnologici che, negli ultimi anni, hanno reso le procedure di risanamento termico sempre più sofisticate e rispettose dei costituenti del latte e delle sue caratteristiche fisico-chimiche, senza intaccare minimamente, ad esempio, l’apporto di vitamine A, E, D e B2 e intaccando pochissimo i valori della vitamina C. Grazie a linee di ottimi prodotti senza lattosio e ad alta digeribilità come quella Zymil, gli intolleranti al lattosio ma anche tutti coloro che vogliono semplicemente sentirsi leggeri e aver cura della propria linea, potranno non solo bere una tazza di latte ricca di gusto a colazione, magari accompagnata da croccanti cereali con gocce di cioccolato fondente o da squisiti biscotti al burro senza lattosio tra gli ingredienti, ma anche concedersi a merenda uno yogurt magro, bianco o alla frutta, o uno yogurt greco, alimento importantissimo per la salute della flora batterica, oppure gustare un dolce al cucchiaio goloso come il Gelato Zymil Carte d’Or, senza dimenticare la panna fresca e la panna da cucina con cui realizzare deliziose ricette di ogni tipo, dolci e salate.

Ma siamo sicuri che il latte senza lattosio non faccia ingrassare? Assolutamente sì, ne siamo certi e possiamo addirittura affermare il contrario. Scopriamo allora in cosa consiste la reale differenza tra il latte senza lattosio e quello non delattosato.

IL LATTE SENZA LATTOSIO FA INGRASSARE?

Se, come abbiamo visto, consumare il latte vaccino magro nelle giuste dosi non fa ingrassare ma può perfino, in alcuni casi, aiutare a perdere peso, a maggior ragione possiamo affermare lo stesso per il latte senza lattosio che, di per sé, è anche più leggero e digeribile rispetto a quello tradizionale. Molti pensano erroneamente che il latte delattosato faccia ingrassare perché, in seguito al trattamento, acquista un sapore più dolce dal momento che il galattosio e il glucosio hanno un potere dolcificante molto più alto rispetto al lattosio, lo zucchero complesso originario. Si tratta però solo di un sapore leggermente diverso, mentre per quanto riguarda i nutrienti presenti nel latte senza lattosio questi restano quasi tutti immutati, e addirittura spesso viene aggiunto anche del calcio per scongiurare pericolose carenze in chi non può assumere il latte vaccino tradizionale e i suoi derivati ricchi di lattosio. Parliamo, dunque, di un prodotto assolutamente identico al latte tradizionale ma leggermente più dolce e sicuramente più leggero e digeribile. Il latte delattosato, infatti, ha le stesse calorie del latte tradizionale: 36 kcal per 100 g di latte scremato, 45 kcal per 100 g di latte parzialmente scremato e 65 kcal per 100 g di latte intero. La maggiore leggerezza del latte senza lattosio sta solo nel fatto che risulta più digeribile, e un intestino che funziona bene è sempre un valido aiuto per consentire alla massa magra di aumentare, favorendo al contempo anche benefici per la bellezza del corpo, come una maggiore idratazione, luminosità e tonicità della pelle e, di conseguenza, anche una riduzione della cellulite grazie a un’accresciuta elasticità dei tessuti. Tutto questo, ovviamente, solo all’interno di un sano lifestyle, ovvero se supportiamo il consumo di latte e latticini senza lattosio con un’alimentazione corretta ed equilibrata, con l’abitudine di bere tanta acqua ogni giorno e con un minimo di attività fisica. Il consumo dei prodotti delattosati, soprattutto per gli intolleranti al lattosio, consentirà anche la scomparsa dei gonfiori addominali provocati dall’intolleranza, lasciando spazio a un ventre più piatto e tonico. Se i gonfiori addominali, inizialmente, persisteranno si consiglia di utilizzare prodotti naturali adatti a questa occasione. Si tratta di tisane drenanti e sgonfianti come quelle a base di melissa o finocchio, o ancora la più classica camomilla. Con questi infusi il vostro ventre troverà sollievo e si rilasserà. Altrimenti potrete optare per un po’ di carbone vegetale, che si trova sia in farmacia o in erboristeria, ma anche all’interno dello scaffale degli integratori alimentari presente in qualsiasi supermercato.

Chi soffre di intolleranza al lattosio, quindi, non deve farsi ingannare da informazioni false sulla possibilità che il latte senza lattosio, forse perché più dolce, faccia ingrassare. Anzi, nel caso dei soggetti intolleranti è proprio il contrario: le intolleranze alimentari infatti, come quella al glutine o quella, appunto, al lattosio, talvolta possono portare a un aumento del peso, nonostante si cerchi di stare attenti alla dieta e di associare un’alimentazione equilibrata al movimento fisico. Questo perché il deficit di enzima lattasi e la sua incapacità di scindere il lattosio nei due zuccheri semplici che lo compongono può provocare un insulino resistenza capace di impedire alle cellule un’utilizzazione sana e completa del glucosio, cosa che farebbe aumentare di conseguenza la possibilità di ingrassare. Ogni volta che gli intolleranti al lattosio ingeriscono alimenti che lo contengono, dunque, vedranno il loro organismo rispondere con un processo infiammatorio di difesa, con tutta la sgradevole sintomatologia del caso, come se ad essere introdotto non fosse un cibo ma una vera e propria minaccia per la salute. Questa reazione stimola il pancreas a produrre insulina e spinge il corpo a stipare l’alimento ingerito nelle riserve di grasso invece di usarlo rapidamente per produrre energia da bruciare in modo facile e immediato, causando così, in molti casi, un aumento di peso incontrollato e indesiderato. Va da sé che eliminare o ridurre considerevolmente la sostanza che provoca intolleranza, come in questo caso il lattosio, diminuirà anche la tendenza a ingrassare a essa collegata. Si possono effettuare varie diete alimentari in caso di intolleranza: dalla più drastica che è quella dell’eliminazione di prodotti con lattosio a quella di alternanza di prodotti con lattosio e altri senza. Dovrete scegliere quella più opportuna per la salute e il benessere del vostro organismo e questo potrà dirvelo solo il vostro medico di base o un nutrizionista specialista dopo un attento controllo e una corretta diagnosi.

Non abbiate paura, dunque, di consumare il latte delattosato e i suoi derivati, non solo a colazione ma anche a merenda, magari in sostituzione di snack pieni di grassi, zuccheri o sale. Inoltre potrete utilizzarlo in ogni ricetta, come un perfetto sostituto del latte tradizionale. Ovviamente è perfetto nei dessert e nei dolci di ogni genere (torte, crostate, crêpes e biscotti), ai quali donerà leggerezza e gusto. Ma il latte senza lattosio può essere usato anche nella preparazione dei primi e dei secondi per una maggiore cremosità. Un’idea è anche quello di sfruttarlo all’interno dell’impasto del pane e delle focacce.

Gli zuccheri buoni del latte senza lattosio, infatti, permettono all’intestino di digerire in modo più lento e graduale regalando al tempo stesso al corpo un senso di sazietà e di leggerezza maggiori rispetto a quanto accadrebbe consumando spuntini più calorici. Ovviamente il latte delattosato da solo non basta e bisogna sempre affiancarlo a frutti freschi o alla giusta dose di frutta secca, dato che, come testimoniano alcuni studi, questo binomio alimentare contribuirebbe a ridurre le probabilità che il grasso addominale si depositi, abbassando così anche il rischio di disturbi cardiovascolari e di sovrappeso e contribuendo, grazie a un notevole apporto di fibre, a favorire il transito intestinale e la naturale diuresi dell’organismo, con conseguenti effetti positivi anche sulla ritenzione idrica.

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