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Dieta Sana
Dieta e latte

Soffri di mal di testa? Potresti essere intollerante al lattosio

Il mal di testa è un sintomo riconducibile a diverse patologie, ma può essere dovuto anche a fattori come lo stress, l’ambiente e l’alimentazione. Quest’ultima causa è una delle più studiate dai ricercatori, dal momento che un terzo dei casi di emicrania pare essere scatenato da cibi e bevande. Così dietro un fastidioso mal di testa può nascondersi anche un’intolleranza al lattosio.

Sono diversi infatti i campanelli d’allarme ricollegabili a questa condizione generata dallo zucchero del latte. I più comuni rientrano tra i disturbi gastrointestinali, ma stanchezza, cefalea e altre alterazioni fisiologiche possono essere altri sintomi insospettabili. È quindi molto importante valutare con attenzione la frequenza dei sintomi, i loro effetti e la loro correlazione con l’assunzione di determinati alimenti, come quelli contenenti il lattosio.

 

Il mal di testa è uno dei disturbi più frequenti e fastidiosi e a scatenarlo possono essere diversi fattori. Insorge all’improvviso e si manifesta con una sensazione dolorosa alla volta cranica con intensità diverse. Il comune mal di testa può distinguersi ad esempio in emicrania e cefalea a grappolo. Può avere conseguenze sul benessere psicofisico e sulla qualità della vita sociale, soprattutto quando diventa una malattia. Uno stile di vita molto frenetico, unito a un’alimentazione poco attenta, potrebbero essere una causa comune del mal di testa, ma soprattutto se questo si rivela essere una costante fonte di malessere diventa molto importante prestare la massima attenzione.

Per questo è necessario rivolgersi a un medico per individuare le cause che lo generano e trovare così i rimedi. È sempre opportuno descrivere al medico tutte le problematiche che si sono riscontrate ed evidenziate nell’ultimo period. I disturbi intestinali sono solo alcune delle sensazioni che si possono avere.

È un male comune proprio perché una persona su cinque soffre di mal di testa e colpisce soprattutto le donne in età fertile. Questo è dovuto al fatto che lo stato di salute di una donna dipende molto dal suo equilibrio ormonale. Il ciclo mestruale, la gravidanza e la menopausa fanno parte delle fasi della vita femminile in cui si verificano alterazioni ormonali che possono generare episodi di mal di testa. Proprio per questi motivi il mal di testa nelle donne, soprattutto durante la menopausa, potrebbe rivelarsi più frequente, oltre che causa di ansia e stress aggiuntivi, in concomitanza con altre tipologie di sintomi.

Le cause dell’emicrania possono essere di natura genetica, ma altri motivi concorrono ad aggravare il problema, come il clima, l’inquinamento atmosferico, l’uso smodato degli apparecchi tecnologici, lo stress, i vari disturbi dell’umore e un’alimentazione scorretta. A questo proposito, uno stile di vita sano consiste anche nell’evitare l’eccesso, non solo di alimenti ricchi di conservanti e coloranti, ma anche nell’uso degli schermi e della tecnologia, che potrebbero portare a forte tensione muscolare e generale nella zona del collo. Stare quotidianamente troppe ore al computer senza indossare degli opportuni occhiali protettivi dai raggi del pc, oppure stare tante ore al cellulare senza utilizzare opportuni auricolari, possono aggravare la vostra emicrania.

Anche il cibo può fungere da fattore scatenante: cattive abitudini alimentari possono favorire gli attacchi di emicrania. Spesso bere molto alcol e mangiare troppo cioccolato, insaccati, frutta secca, formaggi e altri latticini fa sorgere il mal di testa in chi è predisposto. Alcuni degli alimenti citati contengono proprio delle sostanze che innescano l’emicrania, mentre altri comportano una digestione particolarmente complessa, per cui favoriscono l’insorgere del mal di testa. Ovviamente, in quest’ultimo caso il mal di testa potrebbe essere accompagnato da dei veri e propri disturbi digestivi, tra cui nausea e vomito, oltre al bruciore di stomaco.

Un alimento troppo elaborato e poco digeribile non è la sola causa di questo fastidioso disturbo: il nemico si nasconde anche nei cibi consumati regolarmente, verso cui, senza saperlo, si è sviluppata un’intolleranza alimentare. E questo è il caso degli alimenti contenenti lattosio, lo zucchero del latte, e di una serie di alimenti, come il frumento, le uova, il lievito o i pomodori, che sono alla base delle intolleranze alimentari più comuni. In questo caso, prevenire gli attacchi di mal di testa potrebbe diventare complesso, vista la difficoltà ad associarli a situazioni per noi assolutamente normali e regolari. Individuare il cibo responsabile è assolutamente fondamentale per impedire il ripetersi degli attacchi di emicrania con eccessiva frequenza.

MAL DI TESTA DA ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI

Abbiamo visto che tra alimentazione e mal di testa c’è dunque una relazione. Non è sempre un’abbuffata alimentare a generare questo dolore, ma anche i singoli alimenti, in base alle sostanze che contengono. Spesso si tratta di cibi ritenuti innocui, assunti tutti i giorni dall’organismo, e infatti le intolleranze alimentari si sviluppano verso gli alimenti ingeriti con regolarità. Si innesca così questo meccanismo: le cellule del sistema immunitario memorizzano la sostanza “nemica” e, ogni volta che vengono a contatto con essa, attivano un processo infiammatorio generale.

Ecco perché i sintomi dell’intolleranza alimentare coinvolgono organi e apparati diversi, come cervello e intestino, che, in apparenza, sembrano scollegati tra di loro. Sempre per lo stesso motivo, i sintomi di un’intolleranza potrebbero essere molteplici, proprio per il disturbo di diverse parti del corpo. Potrebbero verificarsi sintomi tipici della gastrite, come già accennato, ma anche infiammazioni diffuse, tra cui eruzioni cutanee, e anche vertigini occasionali.

Il sintomo del mal di testa ricorre dunque in diverse intolleranze, come quella al lattosio, e può nascondere anche una forma di celiachia. La relazione tra cefalea e intolleranza al glutine è stata oggetto di studio prendendo in esame dei pazienti. Dalle analisi è venuto fuori che il loro mal di testa era dovuto a un’infiammazione dei tessuti nervosi da ricollegare all’assunzione di glutine. Se ci pensate anche nelle donne quando hanno il ciclo mestruale si innestano nel corpo altre situazioni dolorose come mal di testa, mal di gambe o altro.

Tutto questo è causato da un’infiammazione generale che si sviluppa in tutto il corpo ed è lo stesso processo che si attua nel corpo di una persona intollerante al lattosio o al glutine. È molto chiaro, quindi, quanto possa essere stretto il legame tra cefalee e alimentazione, in particolar modo con il processo digestivo: da una regione apparentemente limitata, come lo stomaco, può espandersi un malessere diffuso in tutto il corpo, anche se spesso lieve e temporaneo.

Solitamente il mal di testa da intolleranza alimentare è caratterizzato da un dolore pulsante che parte dagli zigomi e si diffonde in altre parti della testa. Si tratta di dolori che possono essere accompagnati a ipersensibilità alla luce e ai rumori, ma anche a nausea e vomito. A volte gli attacchi durano poche ore, come accennato in precedenza, oppure per vari giorni, debilitando così l’organismo. Proprio per questo motivo è di estrema importanza non soltanto monitorare il livello e la frequenza dei propri mal di testa, ma anche tutti gli altri sintomi che potrebbero associarsi all’attacco, così da fornire al proprio specialista di fiducia tutte le informazioni necessarie a individuarne le cause.

Il problema del mal di testa rientra però anche tra i sintomi delle allergie alimentari, insieme a eruzioni cutanee, prurito, eczemi, dolore addominale, diarrea, nausea e vomito. Le allergie non sono da confondere però con le intolleranze. Per intendersi, l’intolleranza al lattosio non va scambiata con l’allergia alle proteine del latte, che è possibile diagnosticare grazie a dei test.

Sarà opportuno verificare tutti i sintomi con degli appropriati test prescritti dal medico curante. Si tratta di test semplici e non invasivi, che potrete svolgere in qualsiasi momento senza una preparazione. Al contempo, uno stile di vita sano e privo di eccessi rappresenta sempre un’ottima scelta, non soltanto per prevenire l’emicrania e i suoi sintomi associati, ma anche gli sbalzi di umore e gli stati depressivi.

INTOLLERANZA AL LATTOSIO, COME SCOPRIRLA

L’intolleranza al lattosio è provocata da una scarsa quantità di lattasi nell’intestino tenue. La lattasi è un enzima, il cui compito principale è scindere il lattosio nei due zuccheri che lo compongono: glucosio e galattosio. In questo modo l’intestino è in grado di digerire il lattosio. Al contrario, il lattosio transita direttamente nell’intestino e innesca un processo di fermentazione, provocando così la formazione di aria all’interno dell’addome.

Difatti il gonfiore addominale è tra i primi sintomi avvertiti da chi è intollerante al lattosio. La carenza di lattasi può essere totale o parziale, ma in entrambi i casi genera un disturbo all’interno dell’organismo. Il gas che si forma all’interno dell’organismo è l’idrogeno. Ovviamente, la presenza di gas all’interno dell’intestino e nei tratti dell’apparato gastrointestinale può portare a una sensazione dolorosa, oltre che semplicemente fastidiosa, che potrebbe compromettere la quotidianità e la concentrazione.

Dato che i sintomi dell’intolleranza al lattosio sono simili ad altre malattie più gravi, come la sindrome del colon irritabile o il morbo di Crohn, il paziente deve quindi rivolgersi al medico per la diagnosi. Spetterà allo specialista fare un quadro clinico e dire se il disturbo sia o meno collegato all’assunzione di lattosio. La conferma della diagnosi arriverà poi da un test specifico e sarà questo a togliere ogni dubbio. Si tratta di un test molto semplice e indolore, che verificherà la presenza all’interno del proprio corpo di sostanze legate alla fermentazione del lattosio. Per questo, sarà necessario comunque verificare la presenza dell’intolleranza proprio durante la digestione, ovvero nel momento in cui il lattosio viene ingerito e il corpo attua i primi tentativi per scomporlo.

L’esame utilizzato per la diagnosi dell’intolleranza al lattosio è il Breath test, che funziona così: il paziente, a digiuno, soffia in una specie di boccaglio in cui viene raccolta l’aria espirata. L’apparecchio misura la quantità dell’idrogeno presente nel respiro e successivamente il paziente dovrà bere una bevanda contenente lattosio per poi ripetere la misurazione. Infatti, come accennato, l’intolleranza al lattosio causa la formazione di gas all’interno dell’intestino, che ovviamente possono essere verificati, analizzati e diventare fonte di una diagnosi.

Quindi cosa succede? Se un individuo è privo della lattasi, i batteri all’interno del suo organismo attraverso la fermentazione rilasceranno idrogeno e la sua presenza nel sangue sarà individuata dall’apparecchio. In caso l’esame risulti positivo, non resta che trovare la terapia adeguata, che consisterà in una dieta, e nell’individuazione delle fonti alternative di calcio e di vitamina D. In realtà non sarà necessario rinunciare ai latticini e ve lo spiegheremo quando affronteremo il tema della dieta per gli intolleranti al lattosio.

A CHE ETÀ COMPARE L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO

Rispetto a un’allergia, l’intolleranza al lattosio è una condizione che si rivela spesso passeggera e non definitiva. Una volta infatti riscontrata, può essere curata con una dieta alimentare specifica. Questo tipo di intolleranza alimentare si manifesta fin da piccoli e se i sintomi, soprattutto in tenera età, sono persistenti, è consigliabile fare subito una diagnosi accurata, in modo da non compromettere la salute del piccolo.

Addirittura un neonato può nascere già con questa patologia e i primi sintomi saranno la mancanza di aumento di peso, la scarsa crescita e la disidratazione dovuta a diarrea e vomito. In casi come questi è davvero importante agire velocemente con una diagnosi corretta, dato che una grave intolleranza potrebbe compromettere la crescita ossea e lo sviluppo muscolare del bambino, oltre che causare un costante senso di gonfiore e malessere.

L’intolleranza al lattosio però non si manifesta soltanto durante l’infanzia o nell’adolescenza, ma avviene anche in età adulta. Nei bambini l’enzima lattasi svolge al massimo la sua funzione di digerire il lattosio. Poi, a partire dai 2 fino ai 12 anni, la quantità della lattasi si riduce progressivamente fino a diventare sempre più scarsa in età matura. Ovviamente ciò non capita in tutte le persone. C’è infatti una parte della popolazione a cui l’enzima continua a funzionare bene per tutta la vita. In questo caso, è possibile usufruire dei benefici di tutti i tipi di latticini anche con il progredire dell’età adulta, precisando però che una dieta dovrà comunque essere il più bilanciata ed equilibrata possibile, integrando al meglio tutti i nutrienti.

I SINTOMI PIÙ COMUNI DELL’INTOLLERANZA AL LATTOSIO

Dal gonfiore addominale alla nausea, i segnali di una possibile intolleranza al lattosio sono diversi. I più comuni si manifestano come disturbi intestinali e uno dei primi sintomi è la pancia gonfia, che non solo fa male ma produce anche strani suoni. Questo avviene quando l’organismo, carente dell’enzima della lattasi, cerca di dividere il lattosio da solo, ma non ci riesce. Allora nel colon si forma del gas che, abbinato all’acqua, provoca una spiacevole combinazione di crampi addominali, meteorismo, diarrea o anche stitichezza.

Si tratta di sintomi che creano un forte disagio nelle persone, che spesso sono costrette a utilizzare giorni di lavoro per poter ristabilire e rimettere in sesto il loro organismo. Inoltre, un campanello di allarme è legato al tempismo dei sintomi stessi: se questi si verificano poco dopo i pasti principali, in concomitanza con l’assunzione di lattosio, allora è possibile che ci si trovi davanti a un’intolleranza. Nel caso in cui questi siano casuali allora, potrebbe essere necessario effettuare test più specifici.

I sintomi non sono però solo questi. Capita infatti che dopo aver mangiato dei latticini, alcuni soggetti avvertano nausea e la necessità di vomitare. Questi disturbi si verificano subito dopo aver ingerito lattosio, ma non è raro che capitino anche a distanza di 2 ore. Dipende dall’effetto che ha il lattosio sull’apparato digerente di ciascuna persona. Ma non solo, varia a seconda degli alimenti con il quale il lattosio viene ingerito.

Se, ad esempio, bevete del latte e ingerite insieme dei carboidrati, il transito intestinale sarà più veloce e i sintomi compariranno prima. I carboidrati, infatti, vengono digeriti velocemente dall’intestino e perciò portano a una più rapida fermentazione del lattosio. Al contrario i grassi rallentano il transito intestinale del lattosio e quindi i disturbi non si verificano subito. Il reflusso gastroesofageo associato all’ingestione di determinati alimenti potrebbe portare a una diagnosi frettolosa ed errata, causata proprio dall’azione concomitante di vari nutrienti.

In altre parole, se si prova a stare senza latticini per un po’ di tempo, ma gonfiore e dolori addominali non spariscono, allora significa che la causa del problema digestivo è un’altra. Per questa tipologia di sintomi non esistono misure preventive, si deve semplicemente capire a quale intolleranza o quale sia il problema dei nostri dolori e cercare di risolverli. Un aiuto importante è dato dagli opportuni test che il medico di famiglia potrà prescrivere.

INTOLLERANZA AL LATTOSIO: MAL DI TESTA E ALTRI SINTOMI MENO COMUNI

Nei casi di intolleranza al lattosio non sono da escludere tuttavia sintomi di natura diversa da quelli gastrointestinali. La cattiva digestione dello zucchero del latte causa la manifestazione di dolori in altre parti del corpo. Dietro a mal di testa, pesantezza di stomaco, irritabilità e tachicardia ci può essere infatti un’intolleranza allo zucchero del latte.

Dall’intestino e attraverso la circolazione del sangue, le tossine arrivano ai muscoli e ai tessuti nervosi, provocando così tali sintomi. Tra questi, ce ne sono altri più insidiosi come un’eventuale riduzione della fertilità e la fibromialgia, una sindrome cronica caratterizzata da dolori muscolo-scheletrici e altri disturbi secondari legati al sonno, alla concentrazione e all’umore. Se ne deduce quindi che anche disturbi insoliti, che siamo usualmente abituati ad associare a fattori casuali o a cause totalmente diverse, possono essere sintomo di un’intolleranza al lattosio: basti pensare alla cervicale, legata sempre ai dolori muscolari, oppure alla sinusite e ai disturbi dell’apparato respiratorio.

Quindi, non soltanto l’apparato gastrico e quello intestinale sono coinvolti nella sintomatologia, e proprio a causa del sistema di vasi sanguigni, è possibile che molti altri apparati siano coinvolti. Spesso gli stessi medici hanno difficoltà a collegare questi sintomi a un’intolleranza al lattosio. E a volte, si decide da soli di assumere farmaci che si rivelano poi non necessari e che non eliminano, di conseguenza, le cause dei disturbi. A questo proposito, prima di prendere medicinali, si consiglia sempre di consultare il medico di famiglia per ulteriori accertamenti e per la terapia più appropriata.

TERAPIA, DIETA E ALIMENTI CONSIGLIATI PER GLI INTOLLERANTI AL LATTOSIO

L’unica terapia che esiste per chi scopre di essere intollerante al lattosio, è la dieta restrittiva e a rotazione, che verrà prescritta dallo specialista, il quale vi darà anche consigli e indicazioni utili. Quindi non seguite diete scorrette senza alcuna disposizione medica. Inoltre fate attenzione ai vari alimenti confezionati, perché alcuni insospettabili prodotti possono contenere lattosio tra gli additivi e conservanti.

Sempre per gli intolleranti al lattosio, esistono anche degli integratori specifici, gli integratori di lattasi, che anche se non sono in grado di curare l’intolleranza aiutano a digerire il lattosio. Prima di utilizzare degli integratori specifici è possibile trovare soluzioni alternative attraverso l’utilizzo di prodotti delattosati o alimenti senza lattosio. In ogni caso, anche se non si soffre di un’intolleranza particolarmente grave, è sempre bene evitare prodotti che presentano un eccesso di lattosio, per evitare di peggiorare la situazione, rendendo il processo di guarigione più lungo e tortuoso.

Secondo recenti studi, la maggior parte di coloro che sono intolleranti allo zucchero del latte è in grado di sopportare senza alcuna sintomatologia fino a 12 g di lattosio (equivalenti a 250 ml di latte), da assumere in più riprese. A chi ha una soglia medio-alta di tolleranza, i nutrizionisti consigliano di non rinunciare del tutto al lattosio proprio perché, se preso in piccole quantità, ne stimola la capacità digestiva.

Una corretta nutrizione prevede l’inclusione di yogurt e formaggi stagionati, due generi di latticini che hanno minori quantità di lattosio. Inoltre un po’ di lattasi è contenuta anche nei fermenti lattici, che facilitano la digestione. Un altro consiglio è di far uso di latte a ridotto contenuto di lattosio, tale da non causare problemi digestivi. Oggigiorno, in commercio, si trovano questi tipi di latte e altri suoi derivati. Un esempio? Il latte Zymil senza lattosio, che permette anche a chi ha problemi di digestione del lattosio di godere delle proprietà nutrizionali e della bontà del latte. Questo vale per tutta la linea di prodotti Zymil ad alta digeribilità, povera di grassi ma piena di gusto. Potrete trovare prodotti che vanno dalla panna da cucina al latte delattosato, dallo yogurt al gelato: provateli tutti e avrete una migliore digeribilità.

Ovviamente, non dimenticate mai di associare ai prodotti delattosati una dieta sana e bilanciata in tutti i suoi nutrienti, che non dovranno mancare. Limitate l’eccessiva assunzione di alcol e caffeina, che potrebbero causare un aumento del livello di acido nello stomaco. Inoltre, prestate sempre attenzione anche alla masticazione, così da favorire una digestione ancora più lenta e salutare. La strada per raggiungere un ottimo benessere psico-fisico inizia proprio dai piccoli gesti.

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