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Vitamina D

Intolleranza al lattosio, vitamina D e osteoporosi

Nella società in cui viviamo carenze e insufficienze nutrizionali sono all’ordine del giorno: stile di vita scorretto, stress e alimentazione sbilanciata sono ormai un fattore comune alla grande maggioranza della popolazione. Le conseguenze, però, possono essere più gravi del previsto e insorgere con l’avanzare dell’età sotto forma di patologie anche piuttosto gravi.

L’osteoporosi, ad esempio, è una malattia sistemica che colpisce una larga parte della popolazione. Per prevenirla, oltre al praticare attività fisica in modo regolare e ad avere uno stile di vita sano, anche l’alimentazione è importante.

Una carenza di calcio e vitamina D, infatti, possono essere uno dei fattori che contribuiscono all’insorgere di questa patologia. Quando si parla di calcio, la prima cosa a cui si pensa è il latte con i suoi derivati, ma in realtà questi non sono l’unica fonte di calcio.

Chi soffre di un’intolleranza al lattosio può fare affidamento su tantissimi altri alimenti. Allora scopriamo insieme il rapporto tra l’intolleranza al lattosio, vitamina D e osteoporosi. In questo articolo, infatti, troverete tutto ciò che c’è da sapere sull’osteoporosi e sulle sue manifestazioni e sul rapporto tra questa patologia e una carenza di vitamina D. Scopriremo inoltre quali sono i benefici del latte in una situazione di grave deficit di vitamina D, come assumerlo giornalmente e quali sono le dosi consigliate, specie in presenza di patologie come l’osteoporosi. E cosa fare se si è intolleranti al lattosio? Cercheremo di fare chiarezza anche su questo punto, proponendo alcune soluzioni.

CHE COS’È L’OSTEOPOROSI

L’osteoporosi è una patologia che interessa il sistema scheletrico ed è caratterizzata dalla riduzione della massa ossea con una conseguente alterazione della sua struttura che lo porta a diventare più fragile e, quindi, ad essere più esposto a rischio di fratture spontanee o per traumi, come cadute e simili. Le ossa più soggette a fratture in presenza di osteoporosi sono la colonna vertebrale, le anche, le spalle e il radio.

In Italia questa malattia sistemica è molto diffusa; si stima infatti che colpisca 5 milioni di persone, di cui la maggior parte sono donne in post-menopausa.

L’osteoporosi viene distinta in primaria e secondaria in base ai fattori che determinano la sua comparsa. L’osteoporosi primaria è associata al deterioramento fisiologico delle ossa a causa dell’invecchiamento, ovvero l’osteoporosi primaria senile, oppure di una carenza di estrogeni, ormoni in grado di contrastare la perdita di massa ossea, in questo caso si parla di osteoporosi primaria post-menopausale. L’osteoporosi secondaria, invece, è ricollegabile ad altre patologie, come malattie endocrine e neoplasie, o all’assunzione di particolari farmaci.

Oltre a questi, altri fattori di rischio sono la familiarità, il fumo, l’alcool, un’alimentazione carente di calcio, il minerale per eccellenza che costituisce la base delle ossa, la sedentarietà e la menopausa precoce.

Molto spesso non è facile diagnosticare immediatamente questa malattia poiché in genere è asintomatica e si rende evidente solo dopo una frattura. Tuttavia, per diagnosticarla si può ricorrere a due esami specifici che sono in grado di analizzare la densità ossea del paziente: il MOC, mineralometria ossea computerizzata, e il DXA, Dual Energy X-ray Absorptiometry.

È importante, quindi, il ruolo della prevenzione che si attua praticando esercizio fisico costante, avendo una vita sana con una dieta ricca di calcio e vitamina D, attraverso l’abolizione del fumo e con un consumo moderato di alcool.

CHE RAPPORTO C’È TRA VITAMINA D E OSTEOPOROSI

La vitamina D è fondamentale per il metabolismo del calcio ed è essenziale per lo sviluppo e il mantenimento in salute dello scheletro. Si tratta quindi di un elemento molto importante anche nella prevenzione e nella gestione dei sintomi dell’osteoporosi.

Esistono due forme di vitamina D:

  • vitamina D3, o colecalciferolo, prodotta dalla cute a seguito dell’esposizione ai raggi solari e presente in alcuni cibi;
  • vitamina D2, o ergocalciferolo, molecola leggermente diversa e di origine vegetale.

Grazie all’esposizione solare, la vitamina D3 viene sintetizzata nella pelle a partire da una sostanza chiamata 7-deidrocolesterolo. Non c’è bisogno di assumerla regolarmente in quanto la vitamina D autoprodotta, nella maggior parte dei casi, riesce a coprire il fabbisogno dell’organismo e, inoltre, questa viene accumulata nel fegato e rilasciata all’occorrenza in piccole dosi.

Successivamente, la vitamina D, che si produce nella pelle o che si assume in piccole quantità tramite l’alimentazione, verrà trasformata nei cosiddetti metaboliti attivi attraverso processi enzimatici prima nel fegato e poi nei reni, dove diventerà un vero e proprio ormone, il calcitriolo.

Le funzioni della vitamina D sono molteplici, ecco le principali:

  • contribuisce all’assorbimento intestinale di calcio;
  • regola i livelli dell’ormone PHT, che è in grado di stimolare la liberazione di calcio dalle ossa;
  • garantisce un buon livello di mineralizzazione delle ossa.

Un livello normale e ottimale per la salute dello scheletro di vitamina D è raggiunto con una quantità pari o superiore ai 75 nmol/L. La carenza di vitamina D può portare a conseguenze per la salute delle ossa, anche gravi, come il rachitismo nei bambini e l’osteomalacia negli adulti, la quale si manifesta con un contenuto minerale interno delle ossa insufficiente pur presentando una struttura ossea esterna integra.

I soggetti più esposti a carenza di vitamina D, generalmente, sono gli anziani poiché la produzione di vitamina D decresce con l’avanzare dell’età. Inoltre, gli anziani tendono a uscire meno e quindi l’esposizione al sole della loro cute è minore. Sono interessati da questa condizione anche le persone che risiedono nelle alte latitudini, dove l’esposizione al sole è molto limitata, i soggetti obesi e persone affette da patologie che impediscono il corretto assorbimento della vitamina D da parte dell’intestino. Bisogna tenere in considerazione, poi, anche il fatto che oggi i bambini trascorrono meno tempo all’aria aperta e la maggior parte degli adulti lavora in ambienti chiusi, come uffici o industrie.

La vitamina D però può essere assunta anche attraverso alcuni alimenti. Le fonti principali comprendono pesci grassi, come il salmone, lo sgombro e le aringhe, le uova e i latticini. Anche i funghi Shikiitake buone dosi di vitamina D, soprattutto se secchi.

QUALI SONO I BENEFICI DEL LATTE

Nell’elenco degli alimenti ricchi di vitamina D abbiamo citato anche i latticini. Il latte è infatti uno degli alimenti più ricchi di sostanze nutritive: contiene proteine, grassi, zuccheri, sali minerali e vitamine. È molto importante per il suo contenuto di calcio e contiene inoltre anche il fosforo, un altro minerale importante per la costruzione e il mantenimento delle ossa che collabora nell’assorbimento del calcio da parte dell’organismo, magnesio e potassio.

Le vitamine in esso presenti sono la B12, la B2, la A e una modesta quantità di vitamina D, che varia in base al tipo di latte ed è contenuta anche nei suoi derivati: 100 g di latte intero contengono 51 UI di vitamina D, 100 g di burro ne contengono 60. Le sostanze presenti nel latte inoltre giocano un ruolo importante nel trasporto e nell’assorbimento della vitamina D lungo il tratto gastrointestinale.

Il latte è infine un alimento a bassa densità energetica ma con un alto livello nutrizionale e il lattosio che contiene fornisce energia da poter consumare subito, oltre ad essere necessario al sistema nervoso poiché fa parte della struttura della mielina, la guaina protettiva delle fibre nervose.

L’assunzione di latte in giuste quantità sembrerebbe anche in grado di prevenire l’aumento di pressione grazie al potassio, al calcio e ad altre sostante attive in esso presenti.

LE DOSI GIORNALIERE DI CALCIO CONSIGLIATE

Come abbiamo detto il calcio è molto importante per il benessere delle ossa e deve essere integrato con un’alimentazione sana ed equilibrata.

In base al sesso e all’età il fabbisogno giornaliero di calcio cambia sensibilmente. I bambini appena nati necessitano di 600 mg di calcio al giorno e il loro fabbisogno cresce di molto con l’età: da 1 a 6 anni aumenta fino a 800 mg al giorno fino ad essere di 1000 mg dai 7 ai 10 anni e a raggiungere poi dagli 11 ai 17 anni il valore di 1200 mg al giorno. Dai 18 ai 29 anni si ha un calo, con la necessita di 1000 mg al giorno fino agli 800 mg al giorno dai 30 ai 49 anni. Oltre i 60 anni le donne avranno bisogno di 1200/1500 mg al giorno, vista la condizione di menopausa, mentre per gli uomini saranno sufficienti 1000 mg.

Inoltre, in fase di gravidanza per le donne è consigliabile un apporto di calcio pari a 1200 mg al giorno poiché il bambino avrà bisogno di calcio per svilupparsi e crescere sano.

COME ASSUMERE CALCIO SE SI È INTOLLERANTI AL LATTOSIO

Abbiamo analizzato l’importanza del latte in una dieta che presta particolare attenzione ad evitare il rischio di una carenza da vitamina D. Tuttavia, esistono casi particolari in cui assumere il latte non è la scelta migliore per prevenire tale rischio: l’intolleranza al lattosio è certamente uno di questi. Cosa fare, quindi, in queste situazioni?

Innanzitutto, è bene tenere a mente che il latte e i suoi derivati non sono l’unica fonte di calcio, esistono infatti altri alimenti che ne contengono una buona percentuale:

  • erbe aromatiche;
  • frutta secca, soprattutto mandorle, noci e nocciole;
  • frutta fresca, come fichi e arance;
  • verdura, in particolare quella a foglia verde, come rucola e spinaci;
  • legumi, soprattutto i ceci e i fagioli;
  • pesce, come sardine e salmone.

Da non dimenticare di assumere almeno 2 l di acqua al giorno, priva di calorie e ricca di sali minerali.

È bene ricordare che il latte e gli altri prodotti delattosati, da poter consumare con tranquillità in caso di intolleranza al lattosio, mantengono la stessa quantità di calcio e le altre proprietà di questo alimento. Questi ultimi infatti vengono semplicemente addizionati con l’enzima lattasi che scinde il lattosio nel glucosio e nel galattosio e quindi consente la sua corretta digestione. Da tenere in considerazione sono i prodotti delattosati della linea di Latte Zymil e Yogurt Zymil sono l’ideale per sostituire il latte vaccino e lo yogurt, sia classico che greco.

Inoltre, la quantità di lattosio è nulla nei formaggi stagionati e a pasta dura, di conseguenza possono essere assunti da chi soffre di questa intolleranza. Questi costituiscono una fonte molto ricca di calcio: ne contengono in quantità maggiore rispetto al latte stesso o ad altri suoi derivati. Via libera, quindi, a formaggi come grana, parmigiano e pecorino molto stagionato.

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