Oltre a quelli citati, alla parola latte vengono associati anche altri attributi, utili per comprendere a quali trattamenti termici è stato sottoposto questo prodotto prima della sua commercializzazione e quindi in che modalità deve essere consumato per godere a pieno di tutte le sue proprietà benefiche. I trattamenti termici sono prescritti per legge, per garantire che i latti siano dei prodotti sicuri dal punto di vista igienico-sanitario e per scongiurare contaminazioni batteriche. In base al tipo di trattamento termico che ha subito, il latte può essere classificato in:
Cominciamo con il parlare del cosiddetto latte crudo anche se spesso viene confuso con il latte fresco pastorizzato, che in realtà è una cosa ben diversa, il latte crudo viene commercializzato attraverso una filiera corta, per cui non passa dalla centrale per subire i trattamenti di risanamento a cui sono sottoposti gli altri latti, ma giunge al consumatore munto in giornata e subisce solo una filtrazione per eliminare le sostanze grossolane.
Non subendo riscaldamenti a temperature superiori a 40°C, né dei trattamenti equivalenti, presenta un gusto più intenso e una consistenza più palpabile, in quanto i suoi componenti e le varie sostanze nutrienti risultano intatte e non alterate. Per scongiurare il rischio di infezioni o contaminazione di microbi e batteri, il latte crudo deve essere consumato previa bollitura e ha tempi di conservazione brevissimi, per cui sarebbe meglio consumarlo in giornata o entro 48 ore, conservandolo in frigorifero. In generale, per rendere il latte igienicamente sicuro e poterlo conservare più a lungo, questo deve essere trattato e subire una pastorizzazione, che consiste nel sottoporlo a un riscaldamento ad almeno 72°C per 15 secondi. Questa permette di rendere inattivi gli agenti patogeni senza alterare troppo le componenti del latte. A seconda delle modalità in cui avviene la pastorizzazione, delle componenti del latte rimaste integre e di eventuali altri trattamenti accessori, possono essere fatte altre distinzioni.
C’è il latte fresco pastorizzato, il più commercializzato, che deve pervenire crudo allo stabilimento ed essere pastorizzato entro 48 ore dalla mungitura: anche se alcuni enzimi e vitamine risultano lievemente degradati dopo il trattamento termico, il latte fresco pastorizzato risulta sicuro dal punto di vista igienico e può essere conservato in frigo fino a 6 giorni. Al contrario, il latte pastorizzato, per legge non ha l’obbligo della pastorizzazione a crudo entro 48 ore, né deve contenere una specifica quantità di proteine integre per essere definito tale. Dato che la temperatura di pastorizzazione può superare i 72°C avrà anche una migliore conservabilità. L’industria casearia italiana può vantare una produzione di alto livello. Il latte fresco pastorizzato viene definito latte fresco pastorizzato di alta qualità se proviene da allevamenti certificati di alta qualità e se contiene intatta una certa dose di proteine (3,2% di proteine totali, di cui almeno il 15,5% siero proteine solubili non denaturate). Quando prima della pastorizzazione il latte viene filtrato attraverso delle membrane dotate di minuscoli fori per trattenere i microrganismi, si parla di latte microfiltrato pastorizzato. Oltre alla microfiltrazione, il latte pastorizzato può subire anche un processo di omogeneizzazione, che rendendo le particelle di grasso più omogenee e in equilibrio con le altre componenti, favorisce la digeribilità del prodotto finale.
Infine, il latte UHT (ultra high temperature) è quello che viene trattato ad alte temperature, ossia riscaldato ad almeno 135° per pochi secondi: in questo modo, gli agenti patogeni non vengono inattivati, come nella pastorizzazione, ma del tutto eliminati. Questo trattamento offre maggiori garanzie sulla sicurezza del latte e ne garantisce la conservazione a temperatura ambiente per molte settimane, per cui è anche detto latte a lunga conservazione. Dato che il riscaldamento, seppur ad alta temperatura, dura solo pochi secondi, anche il latte sterilizzato in questo modo mantiene la maggior parte delle componenti benefiche del latte, per cui risulta un prodotto dalle buone qualità nutrizionali. Un ulteriore trattamento che il latte può subire negli stabilimenti è quello che prevede che sia portato ad ebollizione e poi fatto addensare a pressione ridotta, per fargli perdere circa il 60% di umidità e ottenere il cosiddetto latte condensato. Il latte condensato, non essendo più liquido, viene confezionato in barattoli o tubetti e può essere usato facilmente, soprattutto nelle preparazioni dolci.