La torta di pane è un dolce tradizionale tipico della cucina povera di un tempo, il cui pensiero fondamentale alla base era sicuramente il non volere (o forse più probabilmente, il non potere) sprecare niente, un po’ come quel detto “del maiale non si butta via niente”. Il maiale in questo caso non ha veramente niente a che fare con la ricetta, ma il pane sì.

La torta di pane, semplice e genuina, può essere infatti assemblata con molti ingredienti diversi per realizzare varianti gustose, dalla frutta candita alla frutta secca come pinoli, uva passa (o uva sultanina)e nocciole, dalle gocce di cioccolato agli amaretti, ma l’ingrediente fondamentale è il pane, rigorosamente casereccio e preferibilmente raffermo.

La ricetta che abbiamo deciso di proporvi è senza burro e farina, e prevede mele e pinoli; non solo è facile da preparare ma sarà perfetta per ogni momento della giornata: che decidiate di mangiarla per colazione, merenda oppure di servirla come dessert dopo cena, la torta di pane dalla consistenza morbida non potrà deludere né voi né i vostri ospiti.

Vi consigliamo, in ultimo, di servirla accompagnata da una bella cucchiaiata di gelato oppure un po’ di crema aromatizzata alla scorza di limone, non ve ne pentirete!

Preparazione

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    Per realizzare questo goloso dolce fatto in casa, prendete il limone, grattugiatene la scorza, mettetela da parte e spremete il succo. Lavate e sbucciate le mele: privatele del torsolo e tagliatele in fettine sottili. Immergetele in una ciotola con il succo di limone per non farle annerire. In una terrina da dolci aggiungete zucchero, un pizzico di cannella, mandorle, pinoli e la scorza del limone precedentemente grattugiata. Con una spatola da cucina mescolate bene il tutto.

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    Con la carta forno rivestite il fondo della vostra teglia o dello stampo da dolci e cospargetelo con lo zucchero semolato. A questo punto, tagliate il pane raffermo in fette non eccessivamente spesse e adagiatele sul fondo della vostra teglia, proseguite successivamente disponendo uno strato di mele, cospargendole con il composto di zucchero, cannella, mandorle e scorza di limone. Procedete con questa modalità fino ad esaurire gli ingredienti, creando quanti più strati potrete.

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    In una ciotola unite le uova intere e il latte, sbattete con le fruste elettriche per un paio di minuti fino a quando la consistenza non sarà omogenea. Versate delicatamente il composto ottenuto in modo uniforme su tutte la teglia. Spolverate con un po’ di zucchero semolato, pinoli e mandorle triturate, se avanzati, e infornate per 30 minuti in forno statico a 180°. Una volta pronto, sfornate la vostra torta di pane e cospargetela con dello zucchero a velo.

    Curiosità

    Il termine “mela” deriva dal latino “malum“. Quest’ultimo termine, che significa “male, cattivo“, riflette i miti che abbondano in molte culture che vedevano la mela come simbolo di dissolutezza. Per scoraggiare i suoi fedeli che perseveravano nella loro pratica pagana, la Chiesa cattolica romana ha voluto demonizzare tutti i simboli associati al male, compresa la mela, che si chiamava “malum”, poi “malus”, che è ancora oggi il nome latino della specie. La mela è stata anche associata all’immagine del pentagramma, che un tempo simboleggiava la Dea Madre, perché il fiore del melo ha cinque petali e il suo frutto ospita i suoi semi in una struttura a cinque rami.

    Il melo proviene probabilmente da una vasta regione che si estende dal Caucaso ai monti Tian Shan ai confini della Cina. In questa regione sopravvivono ancora le colonie di Malus sieversii, uno dei probabili antenati selvatici delle specie coltivate di melo e crabapple. Tuttavia, la specie di cui oggi mangiamo i frutti è un ibrido che non cresce spontaneamente in natura. Si ritiene che abbia iniziato a diffondersi 8.000 anni a.C., viaggiando con mercanti e viaggiatori lungo rotte commerciali primitive. Resti di mele risalenti a diverse migliaia di anni fa sono stati trovati durante gli scavi a Gerico, nella Valle del Giordano.

    Trecento anni prima della nostra era, il filosofo greco Teofrasto descriveva sei varietà di meli, nonché la cura da adottare con gli alberi e le tecniche di innesto per moltiplicarli. Si sapeva già allora che gli alberi cresciuti da semina diretta (semi) producevano frutti di qualità inferiore a quella degli alberi innestati. I Romani, che eccellevano nella sua coltivazione, diffusero il melo in tutto l’Impero, comprese le isole britanniche. Nel I secolo d.C. erano note circa 30 varietà.

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