La crema Namelaka al cioccolato fondente è una crema morbida, soffice, dalla consistenza vellutata ed estremamente semplice da realizzare.

La versione originale di questo dessert cremoso proviene dal Giappone, prevede l’utilizzo del cioccolato bianco ed è oggi tipica della pasticceria giapponese. Questa crema estremamente versatile può essere proposta in numerose varianti, a seconda dei gusti e dell’uso che se ne intende fare.

Questa ricetta al cioccolato fondente sarà una vera coccola per il palato, impossibile resistervi. Deliziosa come decorazione per dolci e torte delle feste da farcire con un sac à poche, ma altrettanto apprezzata come dolce al cucchiaio, al pari di una mousse ultra cremosa questo dessert gluten free, senza farina e senza uova vi conquisterà

Preparata con il latte Zymil, questa crema è adatta a tutti coloro che sono intolleranti al lattosio ma che non voglio rinunciare al piacere di un dessert gustosissimo e super sfizioso! La ricetta che vi proponiamo prevede l’utilizzo di sciroppo di glucosio e gelatina, in alternativa a questi due ingredienti potrete utilizzare rispettivamente miele e colla di pesce e se gradite, aromatizzare il vostro cioccolato con un baccello di vaniglia.

Preparazione

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    Per ottenere una perfetta crema namelaka al cioccolato, prima di tutto dovrete sciogliere il cioccolato in microonde o a bagnomaria, se prima lo sminuzzerete grossolanamente in scaglie, il procedimento risulterà più rapido. In una ciotola a parte immergete i fogli di gelatina per circa 8 minuti, allo stesso tempo in un tegame mettete a scaldare del latte, aggiungete la scorza di una arancia e portatelo a bollore.

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    Quando sarà caldo aggiungete il glucosio e i fogli di gelatina. Versate poco per volta il latte caldo nella ciotola dove il cioccolato si sarà sciolto e mescolate fino ad ottenere una crema il più possibile omogenea. Aggiungete la panna fresca liquida e passate il tutto con un frullatore a immersione.

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    Quando avrete ottenuto una crema liquida, omogenea e priva di grumi, ricoprite con della pellicola trasparente e lasciate cristallizzare in frigorifero fino al giorno successivo. La crema namelaka è perfetta per essere utilizzata come farcitura per torte o dolci al cucchiaio, ma se gradite una consistenza più sostenuta, montatela con le fruste elettriche e utilizzatela come guarnitura sulle vostre torte.

    Curiosità

    Il termine “cacao” risale al 1532. Proviene dallo spagnolo cacap, preso in prestito dal Nahuatl (lingua degli Aztechi) cacauatl, e si riferisce al seme (detto anche “fagiolo”) del frutto dell’albero del cacao. Per estensione, designa anche la polvere ottenuta dalla pasta di cacao, così come la bevanda preparata con questa polvere. Il termine “cioccolato” apparve nella sua forma attuale nel 1634. Deriva dalla parola spagnola cioccolato, che si dice l’abbia presa in prestito dal Nahuatl tchocoatl o Maya chokola’j, un verbo che significa “bere il cacao insieme“. Si riferisce alla pasta o alla polvere di cacao a cui vengono aggiunti zucchero, vaniglia e altre erbe.

    L’albero del cacao proviene probabilmente dall’alta Amazzonia. La specie ha dato origine a due sottogruppi, il Criollo e il Forastero, per i quali esistono molte varietà. Si ritiene che il primo sia stato portato in America Centrale dove è stato addomesticato dai Maya più di 2000 anni fa (o forse dai loro predecessori, gli Olmechi, 2600 anni fa), mentre il secondo si ritiene si sia diffuso verso sud. Poco produttivo e fragile, il Criollo produce un cacao di ottima qualità, che però rappresenta solo l’uno per cento della produzione mondiale e viene utilizzato nella produzione di cioccolatini di alta gamma. Più rustico e più facile da coltivare, il Forastero rappresenta circa l’80% dell’offerta globale.

    Il resto della produzione proviene da ibridi ottenuti dall’incrocio di questi due sottogruppi. Gli Olmechi, i Maya e, in seguito, gli Aztechi, veneravano l’albero del cacao, chiamandolo “cibo degli dei“, espressione che si riflette nel nome latino (preso in prestito dal greco) Theobroma, che il botanico Linné gli diede in seguito. Lo coltivavano nei loro giardini e ne ricavavano una bevanda dai semi e lo condivano con miele, peperoncino e altri condimenti. Quando avevano bisogno di cibo più consistente, vi aggiungevano la farina di mais.

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