I primi sintomi dell’intolleranza al lattosio sono prevalentemente di natura gastrointestinale. Crampi addominali, mal di stomaco, senso di gonfiore alla pancia, frequenti episodi di diarrea o al contrario stitichezza, sindrome del colon irritabile, flatulenza, eruttazioni, nausea, reflusso gastroesofageo e vomito sono solo i principali sintomi, non invalidanti ma sicuramente capaci di compromettere, a lungo andare, una buona qualità della vita, oltre a manifestare un’attività intestinale scorretta.
Per non correre il rischio di incappare anche in problematiche più serie, come l’infiammazione acuta dello stomaco chiamata gastrite, è meglio correre subito ai ripari. Vediamo insieme come.
COS'È LA GASTRITE?
La gastrite è un’infiammazione della mucosa gastrica, il rivestimento della parete dello stomaco, e può essere localizzata in un’area ristretta oppure interessare tutto l’organo. Anche se spesso i suoi sintomi si manifestano in forma acuta, non è raro che la gastrite diventi un disturbo cronico in coloro che ne soffrono. Si tratta di dolori che si ripetono con frequenza e che causano disturbi diversi in base agli alimenti ingeriti. Più che una patologia a sé stante, la gastrite viene considerata un insieme variegato ed eterogeneo di disturbi, tutti accomunati da un elemento ricorrente: l’infiammazione della parete gastrica. Sebbene colpisca una larga fetta della popolazione, senza distinzione di sesso, età, razza o rango sociale, questa malattia si manifesta sotto differenti forme: alcuni pazienti affetti da gastrite, infatti, lamentano un semplice e temporaneo bruciore di stomaco, mentre in altri può causare inappetenza, aerofagia, difficoltà di digestione, reflusso, gonfiore addominale e, in altri ancora, può arrivare a sintomi più seri come meteorismo, alitosi, dolori, crampi, diarrea, colite (meglio conosciuta come sindrome del colon irritabile) e vomito. La tipologia dei sintomi, così come la frequenza e l’intensità con cui si manifestano, è fortemente condizionata dalla causa che li scatena. E possono essere sia cause di tipo alimentare che altre come stress o nervoso.
Nella gastrite acuta spesso il dolore è localizzato nella parte superiore sinistra dell’addome e questa patologia viene avvertita generalmente con la necessità di eruttazioni frequenti e con una sensazione di fastidio e bruciore, dolore che talvolta può irradiarsi fino alla schiena. Di solito questi sintomi, accompagnati da pancia gonfia e rumori intestinali, si acutizzano lontano dai pasti (da 1 a 5 ore dopo aver mangiato) e possono essere attenuati solo con l’ingestione di altro cibo, preferibilmente secco come il pane, i crackers o la pasta, oppure, nei casi più gravi, dal vomito che segue la nausea o da episodi di diarrea. Si sentirà quindi sempre una sensazione di fame che sarà di tipo nervoso, causando una continua somministrazione di snack e stuzzichini salati o dolci. Se compare del sangue nel vomito o nelle feci può trattarsi di gastrite emorragica, disturbo piuttosto diffuso nelle persone anziane ma che richiede comunque una tempestiva attenzione medica. Se la situazione è molto grave conviene recarsi anche da una guardia medica per un rapido controllo.
La gastrite cronica invece, al contrario di quella acuta, è generalmente silente: la sintomatologia più evidente è rappresentata dal rallentamento delle funzioni digestive, anche se talvolta possono manifestarsi in aggiunta ad essi stanchezza, debolezza, mal di testa e difficoltà della respirazione. Questi sintomi, che sono comuni in seguito ad affaticamento o cambio stagione, sono così diversi e comuni che spesso non vengono attribuiti subito alla gastrite. Nei casi più gravi la gastrite cronica può addirittura portare a complicanze e ulteriori malattie, come l’anemia megaloblastica: questa patologia nasce dalla carenza di vitamina B12, provocata da un’insufficiente produzione del fattore antianemico (la sostanza necessaria al suo assorbimento) da parte della mucosa gastrica.
A livello anatomico la gastrite può provocare alterazioni della parete gastrica e si parla, infatti, di gastrite cronica di tipo atrofico quando ne comporta la riduzione dello spessore, mentre è di tipo ipertrofico quando alcune zone della mucosa risultano ispessite.
QUALI CAUSE POSSONO SCATENARE UNA GASTRITE?
Sono diverse le cause che possono provocare una gastrite, a cominciare dall’Helicobacter pylori, un batterio capace di colonizzare e infettare lo stomaco. In genere questo tipo di infezione, piuttosto frequente, avviene durante l’infanzia: il batterio, una volta ingerito, riesce ad attraversare lo strato di mucosa che protegge la parete interna dello stomaco e a colonizzare i tessuti circostanti, dando il via a una serie di risposte infiammatorie di vario tipo, tra cui, appunto, la gastrite. Ma anche alcuni virus possono essere all’origine di questa patologia, soprattutto nei pazienti immunodepressi, come ad esempio il Citomegalovirus, così come l’uso prolungato di alcuni farmaci che interferiscono con la produzione di sostanze protettive contenute nella mucosa gastrica.
La gastrite, inoltre, è spesso conseguenza dell’abuso di sostanze come fumo, alcool e caffeina, o di una cattiva alimentazione a base soprattutto di cibi grassi e molto speziati: tali sostanze, infatti, se assunte in quantità elevata, sono in grado di distruggere lo strato protettivo della mucosa dello stomaco, composto da muco e bicarbonato, rendendo così le cellule della mucosa più vulnerabili alle secrezioni gastriche di tipo acido. Anche un elevato livello di stress può provocare l’eccessiva secrezione di acidi da parte dello stomaco e quindi causare gastrite, e lo stesso vale per alcune malattie (come l’anemia perniciosa, il reflusso cronico di bile, le malattie autoimmuni o certi tipi di tumori) e per eventi esterni come interventi chirurgici, radioterapie o ingestione di sostanze velenose e corrosive. Per questo motivo è sempre bene cercare di vivere una vita tranquilla, lontana dallo stress lavorativo e per cui si richiedono periodi di vacanza immersi nella natura. Una delle cause più frequenti della gastrite resta, tuttavia, l’intolleranza al lattosio.
PERCHÉ UN'INTOLLERANZA AL LATTOSIO PUÒ CAUSARE GASTRITE?
L’intolleranza al lattosio, che affligge ormai moltissime persone tra adulti e bambini, nasce dall’incapacità dell’intestino di scindere il lattosio, lo zucchero complesso presente nel latte, in due zuccheri semplici, il glucosio e il galattosio, più facilmente assimilabili dall’intestino. La causa di tale incapacità è la carenza o addirittura l’assenza dell’enzima lattasi, normalmente presente sul bordo delle cellule intestinali ma che spesso indebolisce la sua attività nel corso degli anni, e in particolare nel passaggio dalla prima infanzia all’età adulta, rendendo così complicato o perfino impossibile digerire adeguatamente latte e latticini. In sostanza il lattosio, senza l’enzima che lo scompone, giunge nell’intestino non digerito e questo fa sì che a livello del colon venga attaccato dalla flora batterica che lo fermenta, producendo scorie e gas prevalentemente costituiti da idrogeno e metano che provocano i conseguenti e inevitabili disturbi gastrointestinali di cui soffrono gli intolleranti al lattosio, tra cui la gastrite.
L’assunzione di lattosio attraverso il latte o alcuni dei suoi derivati, da parte di un soggetto intollerante comporta quindi una serie di fastidi che possono arrivare a tramutarsi anche in problemi più gravi. Oltre ai dolori alla pancia è frequente la presenza di gonfiore addominale e sensazione di pesantezza protratta nel tempo. Ma come essere certi che la gastrite che ci affligge dipenda proprio da un’intolleranza al latte?
COME ACCERTARSI DI AVERE UN'INTOLLERANZA LA LATTOSIO?
Senza perdere troppo tempo in supposizioni, recatevi subito da un medico specialista in alimentazione e fatevi guidare dai consigli che scaturiranno da una visita accurata e da domande sul vostro stato di salute e sulle vostre abitudini alimentari. Una prima diagnosi sarà fondamentale per capire la necessità o meno di effettuare altri esami, come il Breath Test. Meglio conosciuto come “test del respiro”, questo semplice esame eseguibile a livello ambulatoriale e che consiste nel bere a intervalli regolari una miscela di acqua e lattosio, servirà a misurare l’assorbimento di questo zucchero da parte dell’apparato digerente, un controllo necessario per stabilire se il paziente sia in grado o meno di digerirlo. Semplicemente soffiando all’interno di una cannuccia, attraverso un’analisi dell’aria espirata sarà possibile comprendere se si è affetti da intolleranza al lattosio. Come espresso poco fa, infatti, il lattosio senza l’enzima lattasi fermenta nell’intestino creando gas costituito da idrogeno. Se nell’aria soffiata tramite il Breath Test risultano tracce di idrogeno, sarà possibile scrivere una diagnosi collegata a una intolleranza al lattosio. Se l’intolleranza al lattosio verrà comprovata dal test, il medico deciderà come portare avanti il trattamento del problema, consigliandovi una cura che molto probabilmente si baserà su una dieta mirata che potrà essere accompagnata da una terapia a base di integratori alimentari o, laddove necessario, anche a base di farmaci.
Benché oggi si conoscano molto meglio cause e rimedi per l’intolleranza al latte rispetto ad alcuni anni fa, se la gastrite è il sintomo che più vi affligge può essere utile anche fare una visita da un gastroenterologo. La gastroenterologia, infatti, è una branca della medicina che studia nello specifico le patologie gastrointestinali e del tratto digestivo e saprà aiutarvi, magari attraverso una gastroscopia, a fornire una diagnosi precoce o comunque il più possibile precisa circa la vostra gastrite. Niente come questa analisi del lume dell’esofago, dello stomaco e del duodeno (il tratto iniziale dell’intestino tenue) mediante un apposito strumento chiamato gastroscopio potrà fornirvi delle risposte complete e darvi quindi dei suggerimenti medici oculati da cui trarre beneficio.
QUALI RIMEDI ADOTTARE?
Purtroppo, quando si ha a che fare con le allergie e con le intolleranze alimentari, come la celiachia e l’intolleranza al lattosio, non è possibile parlare di prevenzione, ma si possono ovviamente adottare delle diete e altre valide soluzioni per ritrovare il benessere psicofisico compromesso. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, una gastrite di lieve entità è facilmente risolvibile attraverso la correzione di alcuni comportamenti alimentari scorretti e solo nei casi meno frequenti in cui la malattia assume una connotazione cronica o particolarmente aggressiva le terapie dovranno essere più drastiche, come vi suggerirà il medico stesso. Quindi, se il vostro problema non ha ancora assunto aspetti più gravi del normale, vi basterà modificare le vostre abitudini alimentari e la vostra dieta per stare di nuovo meglio. Un nutrizionista saprà consigliarvi una dieta idonea al vostro caso, molto spesso a base di prodotti che non presentano inizialmente il lattosio.
In ogni caso, non si deve disperare, basta prendere qualche accorgimento per il rallentamento delle funzioni digestive e praticare delle cure quotidiane. Innanzitutto ricordate che consumare cibi in eccesso stimola una superproduzione di succhi gastrici ed esercita una pressione sullo stomaco facilitando il reflusso acido, e lo stesso vale per le sigarette, che favoriscono bruciore e rigurgiti acidi, e per l’insana consuetudine di saltare i pasti: nelle ore canoniche riservate al nutrimento, infatti, lo stomaco secerne naturalmente degli acidi e, se resta vuoto, il cibo ovviamente non può assorbirli. Quindi cercate di mangiare poco ma con regolarità, lasciando da parte il tentativo di riempire il buco nello stomaco con aperitivi, salatini, noccioline, patatine fritte, dolci confezionati e alimenti di questo tipo, tutti causa di acidità gastrica. Sono i cibi grassi, l’alcool e la cioccolata a far refluire, più di tutti gli altri cibi, i succhi gastrici, mentre gli alimenti troppo caldi o troppo freddi e quelli eccessivamente salati, come gli insaccati, i prodotti affumicati, le conserve, i sottaceti e molti formaggi, tendono a eccitare la secrezione gastrica. Senza contare che in molti snack, così come nei salumi, è quasi sempre certa la presenta di lattosio. Per cui, se siete soggetti intolleranti non farete che peggiorare i sintomi delle gastrite decidendo di saltare il pasto per mangiare solo un prodotto preconfezionato.
Una dieta corretta a base di frutta e verdura, come quella proposta dalla dieta mediterranea sarà un toccasana per ristabilire una regolarità alimentare perduta da tempo.
QUALI CIBI PRIVILEGIARE E QUALI EVITARE?
Se la vostra gastrite è provocata da un’intolleranza al lattosio, il soggetto intollerante dovrà adottare una dieta priva di lattosio, ma ciò non significa che dovrà rinunciare ai benefici del latte e dei suoi derivati: fortunatamente, infatti, oggi esistono in commercio numerosi prodotti delattosati ma capaci di fornire il giusto fabbisogno giornaliero di latte e latticini, come quelli della linea Zymil, senza lattosio e ad alta digeribilità. Quindi via libera alla leggerezza del latte delattosato nelle sue molte declinazioni, ad esempio, ma anche allo yogurt, fonte preziosa di proteine, vitamine e molte altre proprietà nutritive fondamentali per il nostro organismo. State
Nessun problema nel consumo di pasta, riso e cereali integrali, avena, patate, pane ben cotto (meglio se senza mollica o leggermente tostato), crackers, fette biscottate, frutta matura e verdura di stagione, con una predilezione per cavolo, finocchi, carote e zucchine, che contribuiscono ad alleviare i dolori di stomaco, e variando quando possibile i colori per favorire un corretto introito di vitamine e sali minerali. Per i condimenti scegliete sempre l’olio extravergine d’oliva a crudo, da usare comunque con moderazione. State attenti alle confezioni dei prodotti che acquistate, soprattutto prestate occhio alle etichette. Alcuni alimenti hanno al loro interno prodotti a base di latte, come per esempio il prosciutto cotto, per mantenere al meglio la loro conservazione.
E per i formaggi? Bisogna eliminarli completamente se si deve seguire una dieta priva di lattosio? In realtà no, o meglio non del tutto. E questo perché molto formaggi non contengono lattosio o ne contengono in basse quantità. I formaggi ad alta stagionalità, infatti, a causa del processo di lavorazione vengono privati del lattosio presente ad inizio lavorazione. Ecco qualche esempio:
- Parmigiano DOP stagionato 24 mesi o 36 mesi
- Emmenthal e Groviera
- Gorgonzola
- Fontina
- Pecorino stagionato 36 mesi
- Provolone
Come vedete un soggetto intollerante al lattosio non deve per forza privarsi del gusto e del piacere. Esistono, tuttavia, formaggi freschi come la mozzarella, la ricotta e stracchino che contenendo alti valori di lattosio devono, invece, essere consumati solo se delattosati.
Anche le carni bianche e il pesce fresco, soprattutto quello magro, non presentano nessuna controindicazione se assunti all’interno del regime alimentare quotidiano. Lo stesso vale per gli affettati magri e senza lattosio come il prosciutto crudo e la bresaola,e tutti quei cibi preparati con metodi di cottura salutari, ad esempio a vapore, ai ferri, al forno, al cartoccio, in padella antiaderente, con poco condimento e cotture brevi. E ancora alla griglia o alla piastra, facendo però molta attenzione a non bruciare la pietanza. Cercate di privilegiare le preparazioni semplici e poco condite, di mangiare poco e spesso rispettando i 3 pasti giornalieri principali e i 2 spuntini di metà mattina e metà pomeriggio e di masticare lentamente ogni boccone. Bevete molta acqua naturale (almeno 1,5 l al giorno) e concedetevi anche tisane e infusi a base di camomilla, finocchio, malva, liquirizia o anice, ottime per alleviare i disturbi gastrointestinali: un corretto apporto di liquidi è fondamentale. Quando bevete le tisane evitate di mettere elevate quantità di zucchero. È sempre preferibile bere una tisana senza zuccheri aggiunti, altrimenti le proprietà benefiche non avranno lo stesso effetto. Un classico consiglio della nonna? Per favorire la digestione durante la giornata e azzerare i dolori dovuti alla gastrite, provate a prende l’abitudine di bere un bicchiere di acqua e limone la mattina. Il limone, infatti, ha una funzione alcalinizzante e neutralizza l’acidità gastrica.
Meglio evitare, invece, i cibi ricchi di grassi come le carni rosse; i pesci molto grassi o conservati, ad esempio quelli sotto sale, sott’olio o affumicati; la frutta secca; sughi cotti e intingoli vari; condimenti grassi a base di burro o strutto; brodi di carne; bevande alcoliche, soprattutto i superalcolici; bibite gassate e caffè. Ridurre drasticamente o rinunciare a questi cibi per un periodo più o meno breve, che può variare da 1 a 3 mesi in base al parere del medico, per poi, laddove possibile, cominciare a reintrodurli gradualmente e senza eccessi nell’alimentazione, porterà i soggetti intolleranti al lattosio e affetti da conseguente gastrite a risultati positivi evidenti non solo duraturi ma, continuando a seguire un regime alimentare controllato, persino definitivi.