L’intolleranza al lattosio, purtroppo sempre più diffusa tra adulti e bambini, implica in chi ne soffre una carenza dell’enzima lattasi e quindi una conseguente difficoltà a scomporre lo zucchero del latte, ovvero il lattosio. Le persone affette da questo disturbo, non riuscendo a digerire il lattosio che, invece di essere scomposto, viene trasportato direttamente nell’intestino crasso dove subisce una fermentazione dai batteri, manifestano sintomi di diverso tipo, dai dolori intestinali al meteorismo, dalla diarrea al gonfiore addominale.
Ma esistono anche sintomi meno frequenti eppure estremamente fastidiosi, come la stitichezza. Solitamente sentiamo parlare di un altro sintomo, ovvero la diarrea, ma bisogna tenere a mente che anche stitichezza e stipsi condizionano ugualmente le abitudini alimentari e di vita di qualsiasi individuo ne soffra. Proprio per questo motivo è importante verificare fin da subito la presenza di un’intolleranza al lattosio, così da prendere immediatamente tutti gli accorgimenti per ridurre il rischio di avere dei sintomi.
Come accorgersene e, soprattutto, quali rimedi adottare? Scopriamolo insieme.
COS'È L'INTOLLERANZA AL LATTOSIO?
L’intolleranza al lattosio è un disturbo che interviene ogniqualvolta l’organismo non riesce a digerire completamente lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati, come la panna, la crema di latte, la ricotta, i formaggi non stagionati e altri prodotti caseari compreso lo yogurt, benché in minima parte. Non si tratta di una patologia che può diventare pericolosa, diversamente dalle allergie alimentari, ma essendo associata a sintomi fastidiosi che, a lungo andare, possono dar vita a disturbi cronici capaci di peggiorare la qualità di vita e il livello di stress in chi ne soffre, è importante capire bene di cosa si tratta, quali sono cause e sintomi principali, come essere certi di esserne affetti e quali rimedi adottare.
Molti sostengono che l’intolleranza al lattosio sia un concetto moderno, probabilmente in gran parte attribuibile al fatto che i latticini contengono sempre più ingredienti artificiali a volte dannosi per la salute, o al fatto che ne assumiamo di più rispetto al passato oppure che siamo più attenti verso gli effetti che il cibo scatena nel nostro organismo. In altri casi ancora, molti collegano le intolleranze a una vita quotidiana troppo intensa: infatti, spesso impegni troppo numerosi e poco tempo per sé stessi influiscono sulla salute dell’intestino e del corpo in generale.
Tutto questo è causato da troppe voci che tentano di spiegare come mai il fenomeno sia stato evidenziato solo negli ultimi anni. In realtà molte persone riscontrano da sempre alcuni problemi di cattiva digestione, ritenendo la causa principale vari cibi che vengono assimilati o addirittura altre cause relative a stress e altri fattori. Purtroppo in alcuni casi più problematiche coincidono, ma il fatto che l’intolleranza al lattosio sia un fenomeno nuovo, purtroppo è una voce falsa.
Non sempre, tuttavia, le cause dell’intolleranza al lattosio sono facilmente rilevabili e spesso può trattarsi semplicemente di una normale conseguenza della crescita dell’individuo. Durante l’infanzia, infatti, i livelli di lattasi possono diminuire in modo naturale: in questo caso si parla di intolleranza primaria al lattosio, mentre l’intolleranza secondaria è causata dalla riduzione dell’enzima lattasi dopo una malattia o un disturbo di altro tipo, come ad esempio la celiachia, la gastroenterite o una malattia infiammatoria, ma anche dopo un trauma intestinale o un intervento. In questi casi, i disturbi concomitanti di una malattia che ha colpito il sistema gastrointestinale, potrebbe aver messo sotto stress la produzione degli enzimi che hanno il compito di gestire la nostra digestione, dei quali fa parte anche la lattasi.
Esiste infine, benché meno frequente, un’intolleranza congenita al lattosio causata dall’assenza totale di lattasi fin dalla nascita. Purtroppo la prevenzione, quando si parla di intolleranze alimentari, non è possibile: tutto ciò che possiamo fare è cercare le soluzioni migliori e più adeguate alla nostra situazione.
COME ESSERE CERTI DI AVERE UN'INTOLLERANZA AL LATTOSIO?
Se pensate di aver sviluppato un’intolleranza al lattosio, la prima cosa da fare è rivolgersi a un dottore specializzato in nutrizione che, attraverso una visita accurata e una serie di domande sulla vostra alimentazione e sul vostro stile di vita, saprà darvi una prima diagnosi e consigliarvi un test alimentare o clinico, generalmente semplice, non invasivo e a basso costo. Si tratta di test che non entrano in contatto con il vostro corpo in maniera invasiva, bensì attraverso il prelievo di campioni di saliva o addirittura di aria emessa dal respiro del vostro corpo.
Se il paziente è un neonato sarà probabilmente richiesto un esame delle feci, che serve a determinare fino a che punto il bambino digerisce il lattosio, altrimenti vi sarà suggerito un Breath Test ed eventualmente, in seguito, un test genetico, due esami non alternativi, dato che forniscono informazioni leggermente diverse, ma semmai complementari. Soprattutto se il soggetto è un neonato o un bambino ancora nell’età dell’infanzia, rivolgersi allo specialista non è solo consigliato, ma è di fondamentale importanza: bisogna, infatti, ricordare che i metodi “fai da te” potrebbero risultare rischiosi, dal momento che si potrebbe privare il bambino di nutrienti essenziali per la sua crescita e il suo sviluppo.
In genere si esegue prima il Breath Test, che consiste nel soffiare in una sacca prima e dopo aver bevuto una soluzione contenente una certa quantità di lattosio sciolta in acqua (di solito 20 g) varie volte e ad intervalli regolari di 30 minuti per 4 ore: l’analisi di laboratorio dell’aria espirata dal paziente consentirà di stabilire se il lattosio è stato digerito adeguatamente oppure no. Infatti, ciò che caratterizza questa tipologia di test, assolutamente semplice da realizzare, è nell’analisi dell’aria emessa in seguito all’assunzione di lattosio. Il lattosio, che non ha l’enzima lattasi, fermenterà nella pancia creando gas intestinali composti da idrogeno. Con l’analisi si evidenzierà la presenza o meno dell’idrogeno e da lì verrà effettuata la diagnosi. Questo test, come si può immaginare, è particolarmente indicato proprio per la sua leggerezza e scarsa invasività, e anche perché è in grado di evidenziare efficacemente la presenza di una scarsa tolleranza al lattosio senza rischi.
Il test genetico, invece, è consigliabile eseguirlo fin dall’infanzia, nei bambini dai 3 anni in su, se si sospetta un’intolleranza al lattosio o se si hanno altre persone in famiglia che soffrono di questo disturbo. Questo esame è meno invasivo del Breath Test, visto che si tratta di un semplice prelievo salivale, ma è altrettanto efficace.
Qualora vi venga effettivamente diagnosticata un’intolleranza al lattosio, non vi resta che seguire i consigli del medico per il trattamento del problema, che può comprendere una dieta mirata, talvolta accompagnata da una cura a base di integratori alimentari, a base di vitamine, in particolare le B, delle quali si pensa che chi soffre di stitichezza ne sia carente, oppure, nei casi più seri, anche da una terapia specifica a base di farmaci.
I SINTOMI PIÙ FREQUENTI
L’intolleranza al lattosio, come abbiamo già accennato, è provocata da un deficit dell’enzima lattasi, che normalmente viene prodotto dalle cellule dell’intestino tenue con il compito di scindere il disaccaride lattosio in due zuccheri semplici o monosaccaridi, il glucosio e il galattosio, consentendone il corretto assorbimento. La carenza di lattasi fa sì che il lattosio arrivi fino al colon, dove interagisce con i batteri dell’intestino dando luogo ai disturbi gastrointestinali, intestinali ma anche psicofisici tipici di questa intolleranza: nausea, mal di stomaco, digestione lenta, reflusso o addirittura vomito, mal di testa, senso di stanchezza, dolore e crampi addominali, fino a flatulenza, gonfiore, sindrome del colon irritabile, colite e diarrea o, al contrario, stipsi. Questi sintomi, anche se molto fastidiosi, potrebbero essere legati a numerosi disturbi, talvolta passeggeri e assolutamente trascurabili, altre volte, invece, molto fastidiosi, e quindi tali da richiedere maggiore attenzione. In ogni caso, gonfiore addominale e meteorismo potrebbero essere legati a una cattiva digestione dovuta a un’abbuffata, oppure all’ingestione di un alimento particolarmente pesante.
La gravità dei sintomi, che generalmente compaiono a breve distanza dall’assunzione di alimenti contenenti lattosio, come il latte vaccino e i latticini, varia in base al quantitativo di lattosio assunto, ma di fronte al loro perpetrarsi per lungo tempo è sempre necessario consultare un medico. In caso di stipsi cronica, ad esempio, potreste rivolgervi a centro specializzato nello studio e nella cura di patologie gastrointestinali e intestinali per capire innanzitutto se avete a che fare con una forma di stitichezza primitiva o funzionale, in cui cioè non si riconosce una causa evidente, oppure secondaria, dovuta cioè a cause organiche tra cui, appunto, le intolleranze alimentari ma anche alcune malattie come il diabete e l’ipotiroidismo.
UN SINTOMO DA NON SOTTOVALUTARE: LA STITICHEZZA
I problemi intestinali provocati dal lattosio, come abbiamo già sottolineato, non si limitano a frequenti episodi di diarrea, nonostante questo rappresenti uno dei sintomi più diffusi in chi soffre di tale disturbo. Si tratta di veri e propri dolori addominali che molto spesso causano un’assenza prolungata dal luogo di lavoro con la richiesta di permessi ad hoc. Chi studia le intolleranze alimentari e in particolare cause e rimedi per l’intolleranza al latte sa bene quanto spesso questo alimento sia associato a forme più o meno gravi di stitichezza, spesso correlata anche a dolore addominale, difficoltà a digerire e alterazione della flora batterica. Spesso, lo sforzo legato alla difficoltà di evacuazione può provocare la fuoriuscita di una certa quantità di sangue, provocando a sua volta una infiammazione, in altri casi emorroidi o in altri ancora ragadi anali. Il sospetto che la stitichezza sia legata a un’intolleranza può nascere dalla prossimità tra il manifestarsi di questi sintomi e il consumo di alimenti ricchi di lattosio, come il latte e derivati quali formaggi freschi, la panna e le creme.
Alcuni studi degli ultimi vent’anni ribadiscono con forza il legame tra stipsi e intolleranze alimentari, facendo particolare riferimento all’intolleranza al lattosio, aspetto che molte altre ricerche avevano trascurato, arrivando a osservare e sostenere che l’83% dei bambini presi in esame e affetti da stitichezza cronica avrebbero visto risolversi il loro problema grazie a una semplice dieta di eliminazione del latte e che il 34% di loro avrebbe avuto una ricaduta dopo aver reintrodotto questo cibo nell’alimentazione quotidiana. Tale ricerca dimostra come la stipsi non sia un sintomo da sottovalutare parlando di intolleranza al lattosio, ma anche come una dieta di eliminazione a tempo determinato non sia spesso l’approccio corretto per superare un problema di questo tipo. La stessa cosa vale per problemi legati alla celiachia, il cui sintomo maggiore in seguito all’assunzione di prodotti con glutine è la stipsi. Anche in questo caso vengono segnate diete con l’eliminazione di prodotti, ma non sempre queste soluzioni drastiche aiutano il naturale fabbisogno di una persona.
Proprio per questo motivo è di estrema importanza che la dieta sia il più possibile completa, vale a dire che siano presenti tutti gli elementi essenziali a un regime alimentare bilanciato ed equilibrato. Una carenza dovuta all’eliminazione di questo alimento potrebbe infatti determinare lo sviluppo di nuovi disturbi. Si consiglia dunque di affidarsi al proprio medico di fiducia e di stabilire un piano terapeutico che comprenda una dieta equilibrata, contro la stitichezza e tanti altri piccoli accorgimenti che non possono far altro che migliorare la vostra qualità di vita, come praticare sport con regolarità.
DIETE E POSSIBILI RIMEDI
In caso di intolleranze alimentari, ben diverse da una vera e propria allergia, laddove sia possibile è sempre auspicabile e consigliabile intraprendere una dieta volta al recupero della tolleranza verso l’alimento che provoca una sintomatologia negativa, alternando nel corso della settimana due o tre giorni di non consumo a un giorno di consumo controllato di quel determinato cibo (in questo caso il latte vaccino), in modo tale da insegnare gradualmente all’organismo e al sistema immunitario come tornare a gestirlo adeguatamente, quasi si trattasse di un nuovo svezzamento. L’enzima lattasi, come molti altri enzimi digestivi, torna presente nell’organismo ogni volta che si riprende il consumo di lattosio; per questa ragione il consumo deve essere ripreso in maniera graduale e molto controllata, in quanto un ritorno immediato a un dieta ricca di lattosio potrebbe mettere in difficoltà l’organismo e, in particolar modo, l’intestino e il tratto digerente, ostacolando il processo di guarigione.
In questo caso si può parlare di dieta di rotazione che, diversamente da quella di esclusione, vi consentirà di monitorare le eventuali reazioni infiammatorie dell’organismo ma aiutandolo allo stesso tempo a ricostruire lentamente una tolleranza nei confronti delle sostanze che provocano disturbi gastrointestinali. Solo se questa sorta di disintossicazione graduale dall’alimento o dagli alimenti responsabili dei problemi legati alle intolleranze alimentari non dovesse funzionare, facendo permanere una condizione di malessere psicofisico, si può pensare di ricorrere a una dieta di esclusione: in tal caso, come per la dieta di rotazione, sarà il medico specialista in nutrizione a stabilire, in base alla sensibilità e ai miglioramenti del singolo soggetto intollerante, per quanto tempo si dovrà eliminare il cibo o le sostanze disturbanti. Consigliamo quindi di evitare metodi naturali o fai da te, che potrebbero peggiorare anziché migliorare la situazione della vostra intolleranza. Ci sono infatti molti tipi di diete che potrete seguire una volta consultato il vostro specialista, che saprà sicuramente aiutarvi a scegliere quella più adatta alle vostre esigenze.
Oltre a una dieta studiata ed equilibrata, l’attività fisica regolare costituisce un altro tassello del piano di cura perché aiuta la motilità dell’intestino. Ecco dunque un altro motivo, oltre a quelli ben conosciuti, per praticarne in misura adeguata al proprio organismo. Non a caso, sono moltissime le situazioni in cui lo sport e l’attività fisica, anche leggera ma regolare, possono portare a un vero e proprio cambiamento nella situazione del vostro disturbo, regolando molteplici fattori e aiutando il complesso sistema del nostro corpo, anche a consumare in maniera ottimale i macronutrienti, tra cui grassi, carboidrati e proteine.
Infatti, la tonicità dei muscoli e il lavoro sull’incremento della massa muscolare della fascia addominale e perineale contribuiscono e agevolano la pressione intraddominale durante l’atto di evacuazione. La sedentarietà favorisce la stitichezza. Per esempio, quando si è costretti a stare fermi a letto durante una lunga convalescenza, spesso si soffre di stitichezza, quindi, largo spazio allo sport, il giovamento è assicurato! E i benefici che ne possono derivare sono veramente molti.
CIBI CONSIGLIATI
Se volete seguire una dieta sana, equilibrata e che favorisca il normale transito intestinale, innanzitutto non dovete rinunciare al latte, preziosa fonte di calcio e di vitamina D, e ai latticini, anche se soffrite di intolleranza al lattosio: oggi, infatti, esistono molti prodotti senza lattosio, come quelli della linea Zymil, capaci di soddisfare le vostre esigenze senza privarvi delle preziose proprietà nutritive di questo alimento. Scoprite dunque la leggerezza del latte delattosato e degli altri prodotti Zymil come il gelato, gli yogurt e la panna, tutti senza lattosio e ad alta digeribilità: questo vi consentirà di conservare un regime alimentare corretto senza dover fare a meno dell’aiuto che il latte e i suoi derivati possono darvi per mantenere sana la flora batterica e quindi, tra le altre cose, anche per combattere la stitichezza provocata dall’intolleranza al lattosio. Il latte infatti contiene numerosi elementi, tra cui minerali e vitamine, che possono aiutare l’organismo nelle varie attività quotidiane, oltre che a combattere la stitichezza. La guarigione inizia proprio a tavola, quando un pasto ricco ed equilibrato viene consumato con calma e sicurezza.
Se però la stipsi non vi dà tregua provocandovi dolori addominali, crampi e senso di gonfiore, spesso vi basterà ridurre drasticamente o eliminare il lattosio dalla vostra alimentazione per riconquistare la salute intestinale, ma in ogni caso è buona norma seguire sempre una dieta improntata alla buona digestione e più in generale al benessere dell’intestino portando in tavola cibi che li favoriscano. Distendere il proprio intestino è fondamentale e un metodo per realizzarlo è effettuare delle sane passeggiate al sole, dove sarà possibile assumere anche della vitamina D che aiuta ad assimilare meglio il lattosio. Una volta giunti a casa, potrete sdraiarvi a terra, portando le gambe al petto, in questo modo il vostro intestino rilasserà le proprie pareti dando sollievo ai dolori alla pancia.
Consumate dunque in abbondanza alimenti ricchi di fibre come i cereali, soprattutto quelli integrali; i legumi, in particolar modo quelli con la buccia e ben cotti; la frutta e la verdura. Anche le alghe e la frutta secca contengono molte fibre, ma in quest’ultimo caso è meglio non esagerare con le quantità visto che i semi oleosi come le noci sono anche ricchi di grassi ed è quindi preferibile limitarne il consumo a pochi grammi al giorno. A questo proposito, si ricorda che la crusca è ricca di fibre, e introdurla nella propria alimentazione può essere un ottimo mezzo per assumerle in maniera leggera, senza il rischio di eccedere con i grassi e limitandone l’accumulo: infatti questo cereale aiuterà a ripulire il vostro intestino in modo naturale e a controllare meglio la diminuzione del peso.
Da non sottovalutare anche l’importanza di introdurre con l’alimentazione quotidiana il 25-30% dell’energia necessaria sotto forma di grassi, che favoriscono la lubrificazione delle feci e di conseguenza un più facile scivolamento nell’intestino: via libera, dunque, a oli di origine vegetale e alimenti altamente idratanti perché una delle principali cause della stipsi è proprio la disidratazione.
Diventa ancora più importante, allora, il consumo di cibi e ricette ricchi di acqua, come ad esempio zuppe di cereali o legumi in brodo, vellutate di ortaggi, ad esempio una cremosa vellutata di zucca, carote e zenzero, minestroni in brodo e zuppe di carne e pesce, ricchi di proteine, senza dimenticare di bere molta acqua, sia durante i pasti che negli altri momenti della giornata. L’idratazione è una delle fonti principali per rendere le vostre feci morbide, pertanto l’assunzione di almeno 2 litri di acqua al giorno diviene fondamentale. Se non amate il sapore neutro dell’acqua create delle acque aromatiche con zenzero e altre spezie.
Inoltre, non dimenticate che anche frutta e verdura sono alimenti ricchissimi di acqua, che possono diventare una fonte naturale fondamentale da integrare nella propria alimentazione, anche per la loro ricchezza di micronutrienti. Fate quindi largo alla banana, al kiwi, alle mele e alle pere, che oltre ad apportare liquidi forniscono un aiuto contro la stipsi. Anche le tisane possono essere un ottimo modo per integrare dei liquidi: infatti, non hanno soltanto più gusto e sapore rispetto al classico bicchiere d’acqua, ma presentano anche numerose proprietà benefiche per l’organismo. Inoltre, esistono alcune tisane specifiche anche per la stitichezza, che possono fornire un supporto nel contrasto dei sintomi.
Da non dimenticare sicuramente i carciofi all’interno della propria dieta per contrastare questa problematica. Il carciofo, infatti, per le sue proprietà digestive, come regolatore intestinale, risulta molto utile in caso di stipsi, ma anche in caso di gonfiore addominale. Si tratta inoltre di un ipoglicemizzante naturale (utile quindi per i diabetici) ed è noto anche per via delle sue incredibili proprietà disintossicanti.
Anche l’inserimento di alimenti probiotici nella propria dieta può aiutare notevolmente a prevenire o a risolvere problemi di stitichezza: lo yogurt, innanzitutto, ma anche il kefir, il tofu, i crauti o i cetriolini, ad esempio. Lo stesso vale per i cibi prebiotici, che contengono importanti molecole di nutrimento per la flora intestinale: è il caso di alimenti come l’aglio, la cipolla, le mele, il porro, gli asparagi, l’orzo, l’avena, i semi di lino e il cacao, solo per citarne alcuni.
Esiste poi tutta una categoria di cibi definiti “lassativi” che hanno il potere di esercitare, appunto, un effetto lassativo sull’intestino: parliamo di pesche, more, uva, prugne secche reidratate, latte caldo, yogurt, miele, brodo, liquirizia, kiwi, fichi e altri ancora. Meglio limitare l’uso, invece, di alimenti disidratati come formaggi e salumi stagionati, crackers, grissini, salatini, frutta disidratata, carne e pesce secchi, sotto sale o sottolio e, in particolar modo, tutti i più noti alimenti astringenti come il succo di limone, le banane, il riso bianco bollito e il tè, tra gli altri. Ovviamente, anche alimenti troppo ricchi di zucchero potrebbero peggiorare la situazione, o, addirittura, causare un attacco di diarrea: tra questi il cioccolato, in particolar modo quello al latte, potrebbe scombussolare il tratto intestinale. Per questo consigliamo di assumerne in quantità moderate.
I cibi che vi riportiamo sono ideali per i problemi di evacuazione. Se, in particolare, volete iniziare bene la vostra giornata al mattino, potreste bere un bicchiere di acqua tiepida o delle tisane calde; per una colazione abbondante e ben bilanciata potete consumare uno yogurt Zymil con della crusca o avena, e l’aggiunta di semi di lino. Sia a pranzo che a cena potete consumare tranquillamente carboidrati, come pasta e pane (con moderazione perché sono degli alimenti più secchi) e abbinarli a delle verdure più lassative, come broccoli, zucchine e melanzane o a legumi come i fagioli!
Per concludere un bel caffè, i cui effetti lassativi sono ben noti, ma ricordate: non fatene abuso!
La vostra dieta potrà essere costituita da cibi ad alto contenuto di fibre. Queste ultime, infatti, sono contenute negli alimenti di origine vegetale e assorbono ingenti quantità di acqua, aumentando non solo il volume delle feci ma facilitandone anche l’evacuazione. Tra i cibi ricchi di fibre, ricordiamo: pane e pasta integrali, verdure cotte o crude, come spinaci, finocchi, frutti, come le pere, e l’olio di oliva. Ma non solo: provate anche agli arachidi, che apportano anche un quantitativo di grassi sani e benefici per contrastare gli stati infiammatori, i cereali e i fiocchi di grano, dalla consistenza croccante e piacevole.
Occorre sempre stare attenti, perché un consumo eccessivo di fibre può causare una carenza di sali minerali, come ferro e calcio: come in ogni dieta, tutti gli alimenti sono da calibrare in base al fabbisogno personale, che varia in base a numerosi fattori: età, sesso, attività fisica praticata, professione svolta e via dicendo.
In linea di massima, ciò che è importante è bere molti liquidi al giorno e consumare con calma ogni pasto, dall’inizio della giornata fino alla fine: mangiate senza fretta, masticate bene e godetevi i pasti, noterete la differenza!