La pitta è un piatto unico o un secondo tipico della tradizione pugliese, composto da ingredienti semplici e gustosi. In particolare in Salento, la pitta regna sovrana tra i finger food da consumare su una panchina con vista mare, per un pranzo veloce ma gustoso.
La ricetta originale, chiamata pitta alla salentina, è facile: prevede l’uso di patate, pomodori, cipolle, capperi, olive, menta e pangrattato, ma esistono numerose varianti in cui viene aggiunta anche della noce moscata; la versione leccese invece è un tortino di patate ripieno semplicemente con prosciutto e mozzarella.
Qui di seguito scoprirete come preparare un classico della cucina pugliese in chiave light, preservando i sapori della tradizione, coniugati alla leggerezza e a un costo basso.
Cosa aspettate? Rimboccatevi le maniche e preparate questa sfoglia di patate farcite con un ripieno gustoso e salutare. Il tocco della Crema di Latte Chef renderà tutto più morbido e gustoso, sempre all’insegna del benessere! Pronti?
Preparazione
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Procedimento – Step 1
Per preparare una pitta light, per prima cosa lessate le patate in abbondante acqua salata. Quando saranno cotte, passatele in uno schiacciapatate. Conditele con sale e pepe, aggiungete la Crema di Latte Chef e mescolate il composto, fino a ottenere un impasto omogeneo.
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Ricoprite una teglia con della carta forno e ponete il primo strato dell’impasto, aiutandovi con una spatola per livellarlo. A questo punto adagiate le fette di prosciutto cotto, la mozzarella tagliata a cubetti e ricoprite con il secondo strato di patate.
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Grattugiate sulla superficie del pecorino e spolverate del pangrattato. Versate un giro d’olio EVO sulla superficie e infornate a 180° per 30 minuti. Sfornate quando vedrete essersi formata una deliziosa crosticina sulla superficie. Servite fredda.
Curiosità
La pitta è una ricetta tutta pugliese, la quale incrocia le sue origini senza dubbio all’arrivo della ricetta del gattò di patate partenopeo, importato sulla nostra penisola da Maria Carolina D’Asburgo nel Settecento. L’arrivo della figlia di Ferdinando I Borbone e Maria Teresa Lorena-Asburgo ha vivacizzato in maniera molto marcata la cucina tradizionale campana, donandole delle sfumature della gastronomia francese ancora oggi visibili.
Secondo alcuni filoni culinari, la fama del gattò campano superò i confini della regione, arrivando in Puglia, regione in cui le massaie, con alle spalle una lunga tradizione culinaria, rivisitando la ricetta, hanno messo a punto la famosa pitta.
Vi siete chiesti perché si chiama pitta? Dovete sapere che secondo la tradizione, la superficie di questo tortino di patate farcito veniva decorato sapientemente dalle mani delle donne pugliesi, per realizzare un piatto non solo gustosissimo ma al tempo stesso bello da vedere! Ecco che pitta vuol dire “dipinta, pittata“.
Il nome pitta vi suona familiare? Non confondetevi con la pitta calabrese, chiamata pitta ‘mpigliata, preparazione dolce che non si assomiglia per nulla alla pitta pugliese, con la quale condivide solo il nome, che però deriva dall’arabo “pita”, che significa schiacciata. In Calabria chiamano pitta anche quella che anticamente era considerata la versione povera del pane, un impasto realizzato con farina, malto, strutto, lievito di birra e sale.
In ogni caso, il termine “pitta” è stato usato per la prima volta dagli Egizi, i quali preparavano questa schiacciata condita con erbe aromatiche.