Che fare se non riuscite a digerire bene il latte e i suoi derivati e riscontrate una serie di disturbi intestinali? Probabilmente state pensando che si tratti di un’intolleranza al lattosio.
Esiste però anche l’intolleranza alle proteine del latte, un problema ben diverso, tipico dell’infanzia e che difficilmente colpisce gli adulti.
I sintomi dell’intolleranza al lattosio e dell’intolleranza alle proteine del latte sono molto simili ma le cause scatenanti e le reazioni metaboliche sono ben diverse.
Vi siete mai chiesti quali sono le differenze tra questi due diversi disturbi e quali i possibili rimedi da applicare nella vita di tutti i giorni? Continuate a leggere e lo scoprirete!
COMPOSIZIONE DEL LATTE
Il latte è uno di quegli alimenti che non manca mai in casa. Presente in moltissime diete, così come in un’infinità di ricette provenienti dalle tradizioni culinarie di tutto il mondo, è difficile che il latte non faccia parte del nostro menù quotidiano.
Il latte è una bevanda dal sapore dolciastro e di derivazione animale, che rientra nel secondo gruppo fondamentale degli alimenti, ovvero quello del latte e dei suoi derivati. In genere si fa riferimento a quello di mucca, ma in commercio se ne possono trovare di diversi tipi, come quello di capra e di pecora.
Può essere adattato a qualsiasi regime alimentare grazie a i tre livelli di scrematura che si possono trovare nei supermercati: latte intero, parzialmente scremato e scremato. Senza dimenticare che in commercio esistono anche le bevande vegetali e, per chi è intollerante ma non vuole rinunciare alla bontà del latte, il latte delattosato, come quello della linea Latte Zymil.
Il latte è costituito in gran parte da acqua, sali minerali, proteine, grassi e vitamine iposolubili e idrosolubili. Per questo motivo si avvicina molto al concetto di “alimento completo” ma non può essere ritenuto tale per il suo ridotto contenuto in ferro e il basso potere calorico. È molto importante per la salute dell’organismo umano e per una corretta alimentazione in quanto fonte di calcio e fosforo, utile al mantenimento della massa ossea, soprattutto nella terza età. Una carenza di calcio e vitamina D, infatti, sono fattori di rischio per l’osteoporosi.
L’apporto energetico che fornisce è dovuto sostanzialmente ai lipidi, per quanto riguarda il latte intero, e ai carboidrati, per quello scremato.
Il latte contiene una grande quantità di nutrienti e vitamine, come la vitamina B2 e, in particolar modo quello intero, della vitamina A. Non mancano poi anche altre vitamine del gruppo B.
Gli acidi grassi che contiene sono saturi e i glucidi semplici sono rappresentati dal lattosio, uno zucchero composto dai due monosaccaridi, il glucosio e il galattosio.
CHE COS'È IL LATTOSIO E COSA SONO LE PROTEINE DEL LATTE?
Il lattosio è uno zucchero disaccaride composto dal glucosio e dal galattosio, due monosaccaridi. È prodotto dalla ghiandola mammaria dei mammiferi e quindi si trova nel latte e nei suoi derivati a diverse concentrazioni. Il latte vaccino contiene 5 g di lattosio per 100 ml, mentre lo yogurt e i formaggi freschi hanno una minor concentrazione, che si azzera nei formaggi stagionati a pasta dura.
La presenza di lattosio però non si limita solo al latte e ai suoi derivati. Il lattosio, infatti, può trovarsi anche in altri alimenti, come gli gnocchi, i prodotti da forno e il pane, e spesso viene utilizzato dalle industrie come conservante, come nel caso di alcuni salumi.
Addirittura è possibile trovare il lattosio anche in farmacia! Basti pensare che a causa del suo basso costo e della sua comprimibilità viene utilizzato come eccipiente per alcuni farmaci, come anticoncezionali e antibiotici. Essendo utilizzato nelle compresse, un modo per evitarne l’assunzione è optare per le gocce o per lo sciroppo.
Il latte ha anche un elevato contenuto proteico: all’interno del latte si trovano, come abbiamo detto precedentemente, anche delle proteine animali. Si possono distinguere in due diverse classi: le proteine caseine, che costituiscono l’80% delle proteine del latte, e le proteine del siero, che costituiscono il restante 20%.
La caseina è una famiglia di fosforoproteine presenti soprattutto nel latte fresco; le caseine non coagulano con il calore e quindi non si hanno perdite significative di queste proteine durante il processo di pastorizzazione e di sterilizzazione del latte. Subiscono invece un processo di coagulazione quando sono sottoposte ad acidificazione, come nel caso della produzione dello yogurt, in cui si ha la formazione di un coagulo soffice in seguito alla trasformazione del lattosio in acido lattico, oppure per azione di enzimi, come nella produzione del formaggio in cui si ha un coagulo più compatto ad opera di speciali enzimi proteolitici.
Le caseine hanno alto valore biologico ma comunque inferiore a quello delle proteine del siero che sono ricche di amminoacidi essenziali.
Le principali proteine del siero sono la beta-lattoglobulina e l’alfa-lattoalbumina, entrambe di sintesi mammaria: a differenza delle proteine caseine, coagulano solo con il calore e quindi si possono avere delle modifiche strutturali durante i processi termici di pastorizzazione e sterilizzazione, anche se ciò può essere limitato in base al grado e ai tempi di esposizione al calore. La ricotta, per esempio, è ottenuta tramite processo di coagulazione del siero tramite caseificazione.
Alcuni integratori contengono proteine idrolizzate, amminoacidi quali la glutammina, creatina e proteine del siero de latte e altri componenti e sostanze, la cui assunzione favorisce un migliore sviluppo della massa muscolare. Una piccola percentuale di proteina enzimatica è contenuta anche nel latte materno.
COME SI MANIFESTA L'INTOLLERANZA AL LATTOSIO?
Adesso che avete le idee più chiare sulla composizione del latte, il lattosio e le proteine che vi sono contenute, non resta che affrontare il tema dell’intolleranza al lattosio.
Questa si origina dall’incapacità dell’organismo di scindere il lattosio nei due zuccheri semplici che lo compongono e che sono più facilmente assimilabili. Da cosa deriva questa incapacità?
La risposta è molto semplice: ciò è dovuto a una mancanza parziale o totale dell’enzima lattasi, necessario alla corretta digestione del latte e dei suoi derivati. Il lattosio così arriva nell’intestino e nel colon la sua fermentazione, a opera della flora batterica, porta alla generazione di gas, come l’idrogeno e il metano, che conduce al manifestarsi dei disturbi gastrointestinali tipici di questa intolleranza.
Si possono distinguere diversi tipi di deficit dell’enzima lattasi: congenito, primario e secondario. Il deficit congenito è una condizione rara e si manifesta alla nascita con una totale incapacità di digerire il lattosio. Il deficit primario è un calo fisiologico della presenza dell’enzima fino, in alcuni casi, a una sua totale mancanza. Si manifesta con i primi sintomi dai 6-7 anni fino all’età adulta. Il deficit secondario, invece, è una condizione transitoria che si manifesta in caso di patologie che compromettono la produzione dell’enzima. Generalmente questa condizione si protrae per un periodo breve che dura tre o quattro mesi.
I sintomi più diffusi si manifestano dai trenta minuti alle due ore dall’ingestione di alimenti contenenti lattosio e possono essere diversi da individuo a individuo, in base al proprio deficit di lattasi.
Ecco i più frequenti:
- crampi addominali;
- dolori allo stomaco;
- gonfiore;
- flatulenza;
- diarrea;
- meteorismo;
- nausea o vomito.
Molti temono, tra le altre cose, che l’intolleranza al lattosio possa comportare un significativo aumento di peso. Effettivamente questo tipo di intolleranza, essendo legata ad uno zucchero, può portare ad un insulino resistenza, a un utilizzo scorretto del glucosio e di conseguenza ad un incremento del peso. Ma non bisogna allarmarsi perché una corretta diagnosi accompagnata da una corretta cura del corpo, ovvero una dieta sana e dell’attività fisica, consentono la normale funzionalità del vostro apparato digerente.
Ma è possibile diagnosticare con certezza un’intolleranza al lattosio? Certo, è possibile infatti effettuare diversi test di cui, il più accreditato è il Breath Test, un esame semplice e senza effetti indesiderati che viene effettuato dopo aver somministrato per via orale un determinata dose di lattosio. Il Breath Test misura, attraverso un apposito respiratore tenuto sulla bocca, il livello di idrogeno espirato dal paziente in modo da valutare il grado di intolleranza. Il lattosio non scisso, come abbiamo visto, ha come effetto un aumento eccessivo di gas.
Una volta ottenuta una diagnosi certa, spesso chi soffre di questa intolleranza tende a eliminare gli alimenti contenti lattosio dalla propria dieta, ma questo può portare a carenze nutrizionali o al possibile insorgere di malattie. Abbiamo visto, infatti, come il calcio, insieme alla vitamina D, sia importante per prevenire l’osteoporosi. Ma ciò non significa che dobbiamo rinunciare completamente al latte o al cibo al quale eravamo abituati. Pizza e biscotti senza lattosio, ad esempio, sono facilmente reperibili. Per il latte poi, c’è una soluzione ideale!
Chi è intollerante al lattosio, infatti, può comunque godere della dolcezza e semplicità del latte e dei suoi derivati adoperando menù alternativi e prodotti delattosati, come lo Yogurt Zymil Bianco o il Latte Zymil Alto Pastorizzato Bio Buono Digeribile. Inoltre, possiamo sempre optare per un latte di origine vegetale, come il latte di soia o il latte di riso, oppure per una della tante bevande ricavate dalla frutta secca. Ottimi come sostituti del latte in ogni ricetta!
Il latte delattosato, infatti, viene addizionato artificialmente con l’enzima lattasi che agisce decomponendo il lattosio nei due monosaccaridi che lo compongono e in questo modo consente la corretta digestione del latte da parte dell’organismo.
Ha un sapore più dolce rispetto al latte vaccino, in quanto il potere dolcificante del glucosio e del galattosio è maggiore rispetto al lattosio ma contiene in ogni caso la stessa quantità di glucidi.
I SINTOMI DELL'INTOLLERANZA ALLE PROTEINE DEL LATTE
L’intolleranza alle proteine del latte è un problema molto diverso dall’intolleranza al lattosio. Si manifesta come una vera e propria forma di allergia nei confronti delle proteine del latte vaccino, in particolare la beta-lattoglobulina, e può colpire i bambini nei primi tre mesi di vita fino a poi scomparire spontaneamente e, in casi molto rari, si prolunga oltre i due o tre anni. Difficilmente si manifesta in età adulta, poiché con la crescita si ha un miglioramento notevole della tolleranza a questi allergeni.
L’allergia è scatenata da un funzionamento anomalo del sistema immunitario che riconosce come nociva una proteina presente nel latte vaccino. Questo processo innesca la manifestazione di diversi sintomi che possono variare per tipologia, tempo di insorgenza e ovviamente gravità.
I sintomi possono comprendere disturbi gastrointestinali, coliche, eruzioni cutanee e possono manifestarsi nell’immediato oppure dopo qualche ora e raramente si ha anafilassi, una reazione grave e violenta.
Sintomi precoci, ovvero che compaiono entro pochi minuti o fino a qualche ora dopo aver assunto prodotti lattiero-caseari sono, ad esempio, il gonfiore a lingua, viso o labbra, l’orticaria, la lacrimazione degli occhi e la presenza di arrossamenti, la diarrea, il vomito e possibili difficoltà respiratorie. Alcuni dei sintomi tardivi, invece, sono il reflusso, la colite e la costipazione.
Le manifestazioni allergiche possono essere curate con un trattamento di antistaminici, se lievi, mentre in casi più gravi, come l’anafilassi, può essere necessaria un’iniezione di adrenalina. Per quanto riguarda gli antistaminici bisogna attenersi al giusto dosaggio consigliato dal medico.
Ma quali sono i fattori di rischio per l’allergia al latte? Essi includono la familiarità per questa o altre forme allergiche, l’allattamento artificiale (sono veramente rari i casi di allergia al latte materno) e l’età.
In caso di familiarità è necessario prestare particolare attenzioni in caso di gravidanza e allattamento: si consiglia cautela nella somministrazione di latti diversi da quello materno nel bambino. L’allattamento al seno viene così considerato un agente protettivo nei confronti delle complicanze allergiche.
Data la pericolosità di queste reazioni allergiche per i bambini così piccoli, è consigliabile infatti escludere totalmente dalla dieta tutti i tipi di latticini e ricorrere a prodotti alternativi e in alcuni casi cambiare anche l’alimentazione della madre, se sta sempre allattando. Questi alimenti poi potranno essere inseriti nuovamente nella dieta del bambino secondo le indicazioni del pediatra.